Restyling totale, ma fieri e orgogliosi del passato e di quello che Varese ha rappresentato e rappresenta. Questi i concetti del nuovo Varese, questi i concetti che conosce benissimo Giuliano Melosi, quattro stagioni come giocatore in biancorosso. «Quando è squillato il telefono e mi hanno offerto questa opportunità, penso di non aver avuto nemmeno una frazione di secondo per valutare la cosa, per me era già sì dal primo istante – attacca il mister -. Al Varese non si può dire di no, al mio Varese non potevo dire no».
melosi (2)

In estate ti sei presentato dicendo che eri qui per vincere e non per partecipare. I risultati ti stanno dando ragione…
«Stiamo facendo bene, ma non abbiamo vinto ancora nulla. Siamo a un terzo del cammino e per ora abbiamo fatto quello che dovevamo. Abbiamo un ottimo organico e questo ci ha aiutato molto visto che la fortuna non ci ha detto bene. Due giocatori come Gazo e Pià non sono mai stati utilizzati e parecchi infortuni ci hanno privato di diversi elementi e ti cito gli ultimi due, Becchio e Cavalcante. La nostra forza è il gruppo ed è quello che sta emergendo».

Difesa impenetrabile, centrocampo che filtra, attacco che segna. Cosa puoi chiedere di più ai ragazzi?
«Di continuare così, di prendere ogni giorno sempre più coscienza dei propri mezzi. Rispetto ad inizio stagione, in questo senso abbiamo fatto parecchi passi in avanti sia come atteggiamento che come modo di giocare. Noto tanta personalità in più nella squadra nell’imporre il gioco e nel non buttare mai via la palla».

Cosa ti ha sorpreso in positivo fino ad oggi e cosa invece non ha funzionato come doveva?
«Tante cose mi hanno sorpreso in positivo ma due giocatori in più degli altri lo hanno fatto:?Gheller e Zazzi. Mavillo si è giocato il posto fin dal primo giorno, non regalo niente a nessuno, nemmeno se ti chiami Gheller, e lui ha sempre meritato di giocare facendosi trovare pronto. Zazzi è giovane interessante che sta facendo molto bene rispetto alle aspettative. Gioca con personalità e tranquillità. Sarò scontato, c’è sempre da imparare e migliorare, ma penso tutto stia funzionado a dovere».
melosi gruppo

Torniamo a te e al tuo rapporto col Varese, che ricordo hai di quando giocavi qui?
«Quattro stagioni indimenticabili, è come il primo amore che non si scorda mai. Qui sono maturato, ho iniziato a giocare in una squadra vera e mi hanno fatto sentire importante. Ho vissuto quattro annate difficili dal punto di vista dei risultati ma con dei ragazzi fantastici che mi hanno fatto crescere. Il primo anno in C1 è stato meraviglioso, una manciata di partite da sogno a fine stagione anche se poi siamo retrocessi tra l’incredulità di tutti. Ricordo con piacere tutte le annate e gli allenatori: Balestra, Maroso, Reja, Soldo, Butti e Seghedoni, ognuno di loro mi ha dato qualcosa».

Perchè, appese le scarpe al chiodo, hai scelto di fare l’allenatore?
«Sono un uomo di campo che da sempre vive nel mondo del pallone. Non mi vedevo altrove, nè tanto meno dietro ad una scrivania. Penso anche di avere dentro di me questa dote, già da giocatore aiutavo la squadra parlando molto e guidando i miei compagni».

Michele Marocco