Magari adesso qualcuno si mangerà le mani. Di chi stiamo parlando? Stampa, tifosi, osservatori, critici… naah, completamente fuori strada. Già perché qui si allude a quella mezza dozzina (mal contata) di allenatori che dopo l’esonero di Oliva (era il 4 ottobre), rimbalzarono i sondaggi di Collovati e Nitti rispondendo: “Grazie, non fumo!”. Certo, nel rifiuto c’era anche (forse) una sensibile distanza economica, ma la netta sensazione è che in tutte quelle rinunce ci fosse soprattutto una stringente valutazione: piuttosto il divano di casa, ma non la scomodissima panchina dello “Speroni”.
Sbagliato? Presto per dirlo. Perché parlarne ora, dopo i primi tre punti stagionali rimediati ieri con la Cremonese, può apparire intempestivo e perché una vittoria, va da sé, non può fare primavera. Ma il Metodo Pala (già sfrucugliato su queste colonne nelle ultime settimane) ha dimostrato agli scettici (tra cui anche chi scrive) che nulla è impossibile. Basta provarci. Con tanto lavoro, buon senso, un pizzico di calcolata follia e qualche inevitabile asprezza. Partiamo dal fondo perché le storie tese tra il mister e Andrea Pisani sono la prova provata che anche nelle migliori famiglie le cose è meglio dirsele in faccia. Tra i due (probabilmente) non c’è feeling e (forse) non lo ci sarà mai. Ma ciò che conta è il bene della squadra. Le affinità elettive le lasciamo al romanticismo ottocentesco.
Sul piano tattico, invece, la Pro Patria (e qui ci eravamo sbagliati) può già sopportare la difesa a quattro. E poi, il sottovalutatissimo estro di Pala ha cavato dal cilindro la mandrakata che può aver svoltato la stagione: Jidayi diga davanti alla difesa. Una scelta ardita che ha imbullonato l’ombelico del mondo tigrotto intorno a cui poggiano gli equilibri della squadra. Quando si dice che la necessità aguzza l’ingegno. Uno degli attuali punti fermi con La Gorga in porta, Ferri in trincea e D’Alessandro ovunque vorrà e potrà giocare. E, a proposito dell’ultimo arrivato, la sua psicoanalisi da spogliatoio ha colpito per lucidità e schiettezza: “Mi aspettavo di trovare un gruppo abbattuto e invece ho scoperto ragazzi splendidi e con tanto cuore”. Una condizione mentale necessaria per provare a risalire la china.
Infine, ma non da ultimo, la serenità (non della squadra, sennò Pala si incupisce) della società, che dopo l’ottobre rosso ha ritrovato la chimica utile alla riscossa. Grazie al nuovo corso Busto-friendly del presidente Nitti (per la serie, anche gli avvocati soffrono, copyright ancora di Pala) e alla presenza defilata ma sempre incisiva di Patrizia Testa. Perché è semplice rendere le cose complicate ma e complicatissimo renderle semplici. L’equazione sta cominciando a funzionare.

Giovanni Castiglioni