E’ stato un 2015 diviso a metà. Da un lato un’immensa delusione vissuta nella prima parte di stagione che ha visto il Varese non solo retrocedere, ma anche fallire. Da agosto in poi c’è stata invece una rinascita e un ritrovato entusiasmo. Il direttore dell’area tecnica Enzo Rosa, che dei colori biancorossi è uno storico tifosi, ha vissuto emozioni contrastanti: “Una profonda rabbia e poi una gioia incredibile”. Da questa estate Rosa ha iniziato a vivere il Varese dall’interno come dirigente.
Cosa ti rimarrà più in mente del 2015?
“La rinascita mi piace pensare che sia iniziata dal mio post su facebook di fine luglio in cui ho chiesto ai tifosi e ai miei amici di dare una mano economica per rifondare la squadra. Da lì è ripartito quasi tutto; i tifosi, anche se virtualmente, hanno dato disponibilità e sono arrivate tante offerte. Sinceramente non me l’aspettavo e credo che, della nostra recente storia, questa sia una delle pagine più belle. Ho capito che, come me, c’era qualcuno che aveva la necessità che il Varese non sparisse“.
Quale invece il momento più brutto dell’anno?
“Nella scorsa stagione è stato orrendo vedere e commentare in radio il tracollo della squadra, ma ancor peggio è stato veder precipitare la sictuazione societaria. Ad un certo punto c’era il sentore che tutto stava andando a rotoli; che amarezza”.
Nella nuova avventura ci sono anche Gabriele Ciavarrella e Piero Galparoli. Che persone hai trovato?
“Li conoscevo già da prima, ma lavorarci insieme è stata una sorpresa in positivo. In questi mesi ho potuto apprezzare il loro costante impegno e la loro determinazione. Piero è un moto perpetuo, ha tanta energia ed è istancabile. Gabriele è un organizzatore, una persona per bene che ha deciso di sposare il calcio nonostante sui figlio giochi a rugby”.
Quale partita resterà nel cuore?
“Senza dubbio la prima di campionato in casa del Verbano. Vedere tutta quella gente, la tribuna che straboccava è stato fantastico. Tutti noi ci siamo guardati esterrefatti capendo che avevamo toccato le corde giuste dei tifosi e che quella intrapresa era la giusta direzione. Quella è stata la prova che la gente aveva capito che per noi il Varese è sopra ad ogni cosa e ci apprezza per questo”.
L’ultima dimostrazione è stata la festa di Natale con 500 persone…
“Ho avuto la fortuna di vedere la squadra anche in Serie A, di vivere numerose riunioni e feste di fine anno, ma una partecipazione simile non l’avevo mai vista. C’è una vicinanza senza uguali. Tutti danno il loro contributo e si vince solo se siamo tutti uniti”.
L’auspicio per il 2016?
“Vincere questo campionato, anzi stravincerlo perché ce lo meritiamo. Dobbiamo farlo per la città, i tifosi e anche per la politica ci ha sostenuto. L’estate scorsa il sindaco ci ha dato una grossa mano. Nell’anno nuovo vobliamo operare con la stessa armonia; al di là di qualche schermaglia che è normale ci sia, abbiamo tutti gli stessi principi. Siamo qui per il Varese che deve tornare dov’era una volta”.
State già pensando alla Serie D?
“La squadra attuale è molto forte in questa categoria e, a grandi linee, è pronta per la prossima. Anche in quel caso il nostro obiettivo sarà vincere, o quantomeno provarci. Servono almeno 11 giovani bravi che facciano la differenza. La D è un’altra cosa rispetto all’Eccellenza; ci sono ex professionisti e giovani che vogliono emergere. Dobbiamo essere attenti a scegliere. Servono anche giocatori importanti; quest’anno dopo due pareggi si è parlato di crisi, se hai  giocatori importanti che se sanno leggere situazioni ti tiri fuori dai guai”
A livello societario riuscireste a sostenere il campionato?
“Ci stiamo strutturando per preparare questa società a nuovi ingressi, anche importanti. La struttura dirigenziale va abbellita e adeguata. Se dovesse arrivare qualcuno saremo pronti ad accoglierlo. Ovviamente dovrà avere i requisiti del caso, ovvero pensare al bene del Varese e non al proprio”.

Elisa Cascioli