Il verdetto non arriverà prima di settimana prossima, ma l’effetto è già quello di un’autentica stangata. I venti punti di penalizzazione richiesti dal Sostituto Procuratore Federale Gioacchino Tornatore rappresenterebbero infatti l’epilogo anticipato della stagione tigrotta. Una mannaia che la Camera di Consiglio presieduta dal giudice Artico potrebbe diluire ma difficilmente stravolgere. Almeno in primo grado. E che la situazione della Pro Patria sia tra le più delicate è dimostrato dal fatto che, tra le 28 società coinvolte, solo L’Aquila con 32 punti e il Neapolis con 22, hanno subito una richiesta maggiore.

Sul piano individuale, i 49 tesserati toccati dall’inchiesta Dirty Soccer hanno subito richieste in linea con la durezza di cui sopra. Per quanto riguarda gli ex biancoblu, Adolfo Gerolino e Andrea Ulizio si sono visti richiedere 4 anni e 6 mesi di inibizione e 80 mila euro di ammenda, Vincenzo Melillo 3 anni e 50 mila euro. Stralciata la posizione di Massimo Carluccio mentre l’altro “socio occulto” Mauro Ulizio è stato pre-pensionato con 5 anni di inibizione più preclusione, più 1 anno e 6 mesi di inibizione e 110 mila euro di ammenda.
Tra gli imputati illustri, 4 anni e 60 mila euro in relazione alla combine di L’Aquila-Savona all’attuale tecnico del Messina Arturo Di Napoli, 6 mesi e 30 mila euro a Fulvio Pea, attuale allenatore della Cremonese e, all’epoca dei fatti, mister del Monza.

Come incasserà una squadra già afflitta dall’ultimo posto in classifica una notizia così devastante? Facile immaginarlo. E facile immaginare che anche il nervosismo di domenica possa aver avuto a che fare con lo spettro incombente della sentenza. Forse corriamo un po’ troppo con la fantasia. O forse no.

Alla giornata di udienza presso l’Hotel NH Vittorio Veneto di Roma ha assistito (in appoggio al legale della Pro Patria Cesare Di Cintio) anche Patrizia Testa. Un presenza forte che è anche un segnale inequivocabile: non si molla di un centimetro e ci si mette sempre la faccia. Anche nelle nequizie fatte da altri.
Fuori da ogni retorica e al di là del tifo di parte, infatti, quanto occorso l’anno passato in via Cà Bianca, è (eticamente, sportivamente e legalmente) inaccettabile. Ma la tempistica del processo rischia di far pagare il giusto per il peccatore.

Giovanni Castiglioni