Un hashtag più degli altri sta impazzando a Varese e dintorni in questi giorni: #PavolettiInNazionale. Basta vedere il numero di condivisioni per capire quanto Leo sia ancora amato all’ombra del Sacro Monte: qui ha lasciato un ricordo ineguagliabile. Ed è quasi normale che l’appello per vedere Pavoletti vestito della maglia azzurra parta da quella piazza che l’ha presentato all’Italia intera. Vero, è a Lanciano che ha iniziato a farsi conoscere: i suoi 16 gol hanno trascinato i rossoneri alla promozione – per la prima volta – in Serie B. Ma è stato a Varese che Leo, quel ragazzo sorridente di Livorno, è diventato veramente Pavoletti: 20 gol nella regular season, 4 ai playout e una salvezza insperata: si poteva chiedere di più? Probabilmente no. E chissà cosa avrebbe potuto fare in biancorosso in un anno meno disastrato. In ogni caso, Pavoletti in quella stagione 2013-14 si è fatto amare da tutti, fin dal primo istante. Lo vedevi sempre con quel sorrisone, quel modo di fare umile e allo stesso tempo deciso, tipico di chi sa dove vuole arrivare. Pronto a mettersi in gioco in ogni situazione e tendere la mano al compagno in difficoltà: Leo è così, e ce l’ha dimostrato. Non si è mai tirato indietro per un autografo o una foto, instaurando un rapporto pazzesco coi tifosi che l’ha portato a lasciare Varese con un velo di tristezza, anche se sarebbe andato a giocare in Serie A. Ed è indubbio che – insieme a Neto, ma in maniera diversa – sia stato il calciatore biancorosso più amato degli ultimi cinque o sei anni. Si dice che l’unico modo di conquistare qualcuno sia rimanendo se stessi: beh, Leo l’ha fatto. E rimanendo se stesso è diventato un campione. Dentro e fuori dal campo, come quando qualche tempo fa ha incontrato un tifoso genoano che si era sentito male dopo un suo gol allo scadere. Chi al giorno d’oggi è capace di gesti così nel mondo del calcio? Pochi, e a Varese siamo più che fieri di avere avuto tra le nostre fila un ragazzo così.

Ma non si diventa uno dei migliori attaccanti in Serie A solo con l’umanità e la generosità: Pavoletti ha mescolato il tutto con tanto duro lavoro e una spruzzatina di sana ambizione. Che dopo mezza stagione al Sassuolo senza trovare lo spazio che meritava, lo ha portato a giocarsi le sue carte al Genoa di Gasperini. Mai scelta fu più azzeccata: qui Pavoletti ha dimostrato – e sta dimostrando – di essere uno dei centravanti top in circolazione. Ogni domenica fa qualcosa di grande: ci rimangono negli occhi il gol al 95’ contro il “suo” Sassuolo e la fantastica doppietta contro la Samp nel derby. E contro il Palermo si è aggiunta un’altra perla della sua personale collana: un fantastico gol in sforbiciata volante. Non vogliamo essere troppo “blasfemi”, ma andate a rivedervi il quinto gol di Lewandowski contro il Wolfsburg: molto simile al secondo di Leo con il Palermo, vero? Ma le prodezze del suo campionato sono ben 10, e Leo non ha intenzione di fermarsi qui. Anche perché il Genoa conta molto su di lui. Un dato su tutti: nelle sette partite in cui non è stato disponibile, i rossoblu non sono mai andati in gol. Da qui la richiesta indirizzata a Conte: Antonio, porta Pavoletti agli Europei, se lo merita. Per quelli che non sono ancora convinti, per Leo parlano altri numeri. Fra gli attaccanti che hanno giocato almeno 10 partite in stagione, Pavoletti è secondo al solo Higuain per media gol. Non male, no? Una rete ogni 85 minuti per l’argentino, una ogni 94 per Pavoloso. Un dato super che a rigor di logica lo consacrerebbe come miglior centravanti italiano in Serie A. Le ultime convocazioni di Conte così recitavano nel reparto avanzato: Gabbiadini, Eder, Zaza, Okaka e Pellè. Il Pavo se la gioca con gli ultimi due, più simili a lui che gli altri. Ecco, l’ex Roma segna una volta ogni 157’ (in Belgio), mentre Pellè va in gol addirittura ogni 229’. E tornando alla serie A, fa impressione vedere la qualità dei nomi dietro a Leo nel computo della media gol: Dybala, Icardi, Isnigne, Mandzukic, Kalinic oltre agli stessi Gabbiadini e Eder. Davanti al Pepitacome venne chiamato qui a Varesesolo il Pipita. E per un centravanti come Pavoletti che fa del gol il suo mestiere, è un dato che non si può non guardare. Come quello relativo alle reti di testa: Leo è l’attaccante che segna di più in questo modo in A. Ben quattro gol in campionato, più uno in Coppa Italia. E in azzurro un giocatore così, soprattutto nei momenti di difficoltà, serve come il pane.

Dai Conte, facci un pensierino. Almeno, prometti di prenderlo in considerazione.
In ogni caso, per noi è sempre #PavolettiInNazionale.

Luca Mastrorilli