Semplicemente Paolo Moretti. Per inquadrare la sua statura (fisica e umana), basta raccontare questo episodio: dopo la partita di ieri sera dorme due ore, si sveglia alle tre, a Vienna con la squadra prende l’aereo per Malpensa e alle 9.30 è puntualissimo nella nostra redazione. Perché ci aveva dato la sua parola, e ci teneva a mantenerla. Ne è venuta fuori una bella chiacchierata fra presente e futuro della sua squadra, con qualche retroscena. Ah, ovviamente gli abbiamo offerto la colazione

Partiamo dalla fine. Complimenti per il primo posto: si aspettava un successo del genere in Fiba Cup?
“Sinceramente no, ma sono molto soddisfatto al di là del passaggio dei turni e dei playoff raggiunti con merito e autorità. Abbiamo fatto dodici partite: ne abbiamo vinte ben otto e le quattro sconfitte sono arrivate quasi sempre all’ultimo. È un percorso di grande spessore con una squadra che ha dovuto patire molti infortuni e tante assenze”.

Qual è il bilancio della sua avventura in biancorosso? Rifarebbe la scelta di venire a Varese?
“Assolutamente sì, la rifarei al volo. Sono felice di quello che ho trovato qui ma allo stesso tempo non sono appagato di quello che ho fatto finora. Per cui, ho lo stimolo e la voglia di fare sempre meglio. Magari ci sono delle scelte – non legate ai giocatori – sulle quali a posteriori mediterei un pochino di più, prenderei altre direzioni. Quali? Le dirò a fine stagione, ora è troppo presto”.

La posizione in classifica era quella che si aspettava?
“Ci mancano 4/6 punti almeno che secondo me senza la coppa avremmo messo in cascina. Ad esempio con Pesaro, Brindisi e Pistoia. Preparandosi meglio e di più in settimana e limitando i difetti sarebbe stato diverso”.

Quindi è stata la coppa l’ostacolo principale per rendere al meglio…
“C’è anche dell’altro, ma lo dirò a fine anno”.

Si sente di promettere qualcosa ai tifosi per la seconda parte di stagione?
“Io non dimentico le parole che ho detto a inizio stagione e mi assumo la responsabilità. La promessa che posso fare è legata a quanto Wright ci migliorerà e a quanto equilibrio ci darà. L’ho voluto fortemente ed è il tipo di giocatore che abbiamo bisogno per ukicfare un passo deciso in avanti. Se ci riusciamo, ci toglieremo ancora delle soddisfazioni”.

Parliamo di mercato. Ci spiega cosa è successo in questi mesi?
“Uno dei motivi – assieme alla coppa – per cui non abbiamo compiuto il definitivo salto di qualità sono gli infortuni. Già dall’inizio abbiamo avuto un sacco di problemi, che però ci hanno portato a Roko Ukic. Poi lui ci ha tenuti in stallo, le scelte definitive sono rimaste sospese. Siamo intervenuti sulla posizione 3 puntellando il reparto lunghi con successo inserendo Kangur, tenendo aperta la posizone play-guardia: dovevamo aggiustare qualcosa. Poi la vicenda-Ukic si è conclusa e ci siamo messi in ricerca. Prima è uscito il nome di Gaines al quale siamo stati molto vicini, ma mentre potevamo chiudere è spuntato Stone con Telfair. Quest’ultimo è stato scartato perché costava molto ed era fermo da tanto tempo; Stone invece era funzionale e pronto subito. Siamo stati parecchio tempo dietro ad un giocatore che non è arrivato. Allora è tornato in voga Telfair ma c’era Milano di mezzo, poi loro hanno fatto altre scelte e ci siamo presentati noi, ma non è andata bene. Ad un certo punto si è presentata l’opportunità di prendere Wright, che risponde alle caratteristiche di Stone anche se in maniera non uguale”.

È vero che Wright l’ha conquistata anche per la sua storia umana particolare?
“(sorride, ndr). Al di là delle caratteristiche tecniche e di quello che ci darà in campo, noi ci aspettiamo proprio una grande leadership. Lui ha un carattere forte, ha coraggio, muore in campo e per i compagni dà tutto. Tutte qualità imprescindibili per il ruolo che ricopre. Deve portare qualcosa di grande nel gruppo. Se la persona è quella che tutti pensiamo – la sua storia è chiara – abbiamo fatto la scelta giusta”. 

Veniamo alla vicenda-Cavaliero. Come vede un coach questo “scontro” e lo sfogo?10 varese-misnk cavaliero
“Io credo che una delle scelte positive fatte quest’anno è la scelta del capitano: Daniele è un ragazzo d’oro, h a cuore le vicende di squadra e città. Ci sono delle dinamiche a Varese che imparo a conoscere giorno dopo giorno, sulle quali non ho intenzione di mettere il dito. Il mio lavoro è soggetto a critiche e Cavaliero ha fatto quello che si è sentito: lo apprezzo, al di là del contenuto che non voglio giudicare”.

Domenica a Pesaro è capitato di tutto. Ma cosa è successo?
“Dopo la partita ho detto che ero arrabbiato e lo sono ancora. Ma non sono sorpreso, perché senza Wright per ora siamo questa squadra. Con lui dovremo fare un passo avanti in questa direzione. Con Brindisi, Pistoia, Pesaro, Larnaca, Torino, Bologna e Cantù abbiamo denotato una certa fragilità emotiva e tecnica: non riusciamo a gestire i vantaggi. Anche ieri sul 68-60 per noi abbiamo preso un parziale di 8-0. A Pesaro a questo down si è abbinato il momento positivo degli avversari che ha rimesso in gioco tutta la partita. Però c’è da dire una cosa”.

Prego.
“Noi siamo andati sopra di 20 giocando un certo tipo di pallacanestro che ci ha portato poi a dilapidare il vantaggio: muovendo palla e cercando i tiri sul perimetro, che sono la nostra arma più importante. Nel secondo tempo abbiamo prodotto almeno sei tiri aperti fra Faye, Davies, Kuksiks e Ferrero, e non li abbiamo messi. Come abbiamo costruito abbiamo perso, vuol dire che però abbiamo continuato a giocare. Certo, abbiamo il difetto di non riuscire a trovare un fallo o un canestro più semplice che interrompa l’emorragia. Questi alti e bassi non sono sorprendenti, ma deludenti, perché affiora sempre la fragilità. Mi auguro che con Wright sia diverso”.

Ojm-Larnaca Moretti-GallowayDiamo una risposta ai tifosi: perché dare ben 34 minuti a un Galloway sul piede di partenza?
“È stata una settimana delicata. Siamo passati da Telfair alla partita con Milano, poi il caso Galloway, gli striscioni in Europa, Wayns che non gioca: il mercato irrompe di nuovo, sono giorni difficili. Ci presentiamo a Pesaro e la mia valutazione è semplice: ci parlo e valuto se lui si sente emotivamente sereno nell’animo per dare tutto. Lui mi ha dato la sua disponibilità ed è entrato con un bell’atteggiamento. Ho scelto sulla base di quello che mi diceva la partita. Di fianco ad un Wayns in difficoltà mi serviva qualcuno che potesse creare qualcosa. E’ stata una scelta tecnica, col senno di poi magari ce ne potevano essere altre migliori…”.

E adesso cosa si aspetta dalla seconda metà di stagione?
“Ormai siamo alla resa dei conti in Europa. I playoff sono un traguardo importante: affronteremo in casa una squadra di uno dei due campionati più importanti d’Europa con la Spagna. Finchè ci siamo, balliamo. In campionato sarà una sofferenza: siamo in una posizione a metà fra paradiso e inferno. Continueremo a bilanciare la gestione dei carichi con le partite infrasettimanali. Questo comunque è un periodo di speranza, perché l’innesto di Wright ci darà entusiasmo e vitalità. Abbiamo la speranza di fare un importante passo in avanti”.

Luca Mastrorilli