E adesso? La domanda è scontata. La risposta (ahinoi) altrettanto. Con 13 punti (in 13 giornate) da recuperare sull’AlbinoLeffe, le possibilità di evitare l’ultimo posto in classifica a fine stagione sono ridotte a qualche residuo decimale. Quanti ne concede ancora il freddo calcolo delle probabilità. Cioè la statistica. E non certo la logica. Della serie, il capolinea è arrivato e (salvo ognuno), occorrerà scendere. Che non significa sbracare. Semplicemente, prenderne atto.
L’eredità del 2-2 di ieri è però un’altra. Più sottile. Forse addirittura più beffarda. La Pro Patria che avrebbe meritato di vincere ampiamente contro i seriani (e ci sarebbe probabilmente riuscita senza la pietra d’inciampo dello sciagurato arbitro Zingarelli), alimenta il libro dei rimpianti. Se solo avesse avuto Pala dall’inizio. Se solo avesse potuto sempre schierare una punta vera. Se solo non avesse dovuto fare a meno per tre mesi di un centrocampista come Degeri. Se, se, se, appunto. Un esercizio critico che ha valore accademico, ma non consolatorio. L’unico se a non reggere lo stress test è quello che coinvolge Santana. Perché se Marito fosse stato quello smagliante visto ieri anche qualche mese fa, forse non sarebbe qui. Bisogna ammetterlo. Senza ipocrisie.
In realtà, qualche svarione c’è stato anche con la formazione celeste. Ma la qualità di gioco (e i cojones mostrati a grappoli) hanno fatto aggio sul resto. Lo ha capito anche Max Pesenti, riportato alla ragione da Pisani dopo l’inutile show sotto le tribune.
E proprio dal pubblico occorre ripartire per una considerazione che abbiamo già fatto ma sarà il caso di ribadire. Anche a costo di diventare noiosi. I 397 paganti (uniti ai 385 abbonati, sempre che ci fossero tutti) nella gara decisiva della stagione sono la dimostrazione numerica di un concetto semplice semplice. Al limite della banalità. La Pro Patria (chiacchiere a parte) a Busto (e ai bustocchi) interessa pochino. E se anche la curva manifesta fuori dallo “Speroni” le proprie istanze, lo scenario diventa desolante.
L’ambiente biancoblu è ormai un microcosmo avviluppato su sé stesso e lo sfogo del mister alla vigilia aveva anche questa chiave di lettura (seppur espressa in modo un po’ articolato). Una riflessione in merito non farebbe male. A nessuno.
Nel frattempo, archiviato lo spareggio salvezza, l’attenzione si sposta sull’ennesima battaglia legale della primavera (e dell’estate) tigrotta. Perché ciò che (nel caso) verrebbe perso sul campo, potrebbe (forse) essere recuperato fuori. Per informazioni citofonare Di Cintio.            

Giovanni Castiglioni