Quando le cose vanno molto male le strade sono sostanzialmente due. Accettare passivamente la china negativa cercando alibi e accusando il destino cinico e baro. Oppure assumersi le proprie responsabilità mettendoci la faccia. Senza reticenze. Dubbi su quale strada abbia imboccato Michele Ferri? Mai avuti. Tanto più dopo quanto detto nel post Lumezzane: “Inutile piangerci addosso. Spesso ci facciamo gol da soli”. Parole da capitano vero. E una lezione di vita per tutti. Nessuno escluso.
L’ennesimo scivolone stagionale ha però varie chiavi di lettura. Sorvolando sull’attrazione fatale per i rigori dell’arbitro Pasciuta (ne avevamo scritto martedì finendo col diventare facili profeti), resta una clamorosa certezza. Ad attaccanti invertiti (cioè con Sarao in maglia biancoblu), sarebbe finita diversamente. La punta di peso però non c’è. Per responsabilità note e non assolvibili, seppur al netto dei due di picche rimediati a nastro. Quindi (citando sempre Ferri): “Inutile parlarne”. Per il resto, ha colpito una frase pronunciata a fine gara dal neo tecnico bresciano Antonio Filippini: “Abbiamo affrontato una squadra che attacca in modo disordinato”. Giudizio tranchant. Davvero inconsueto. Ma, evidentemente, tra colleghi è consentito.
E così veniamo a Pala, il cui stile di comunicazione è passato da una settimana all’altra dal friendly/confidential allo strictly formal. Mutazione legittima. Ci mancherebbe. Anzi, probabilmente consigliabile visti risultati e qualche recente Lost in Translation. Il punto è però un altro. Quando venerdì in conferenza stampa, il tecnico tigrotto ha dichiarato: “Non voglio fare più da parafulmini o prendere responsabilità per altri”, messaggio e destinatari erano chiari, chiarissimi. Anche troppo. E, per dirla tutta, nello specifico pensavamo anche che avesse fatto bene a dirlo. Invece (secondo il mister) eravamo fuori strada. Succede. E siccome tra l’esprimersi impropriamente e il capir male il confine è molto sottile, per spirito di squadra (e solo per quello), ci assumiamo la responsabilità di non aver colto il senso originale dello sfogo. Con una nota a margine però. La prossima volta che si vuole darla ad intendere a suocera, non lo si dica a nuora. Altrimenti, il malinteso è dietro l’angolo.

Giovanni Castiglioni