15 settembre 2015. La foto di famiglia della nuova Pro Patria targata Nitti/Collovati/Testa presenta sei protagonisti: i tre citati più Tiburzi, Oliva e Ragazzoni. Da allora (e sono passati meno di sei mesi) tre di loro non fanno più parte del progetto. O, è il caso di Collovati, ne fanno parte solo marginalmente. Tutto questo per dire che la rivoluzione post vavassoriana è stata per definizione un cantiere aperto.

A poco più di due mesi dalla fine del campionato però, per il club tigrotto il futuro è adesso. O meglio, dovrebbe esserlo visto che la permanenza tra i professionisti è legata più a fattori esterni (revisione del format di Lega Pro, ripescaggio o altro) che alla possibilità di mantenere la categoria sul campo. In attesa della sentenza d’appello del processo Dirty Soccer (domani e sabato a Roma la Corte Federale discuterà i ricorsi) che potrebbe correggere, oltre all’entità della penalizzazione, anche lo status con cui si affronterà la prossima stagione, abbiamo provato a tracciare un quadro (in tre punti e una postilla) sui possibili futuri scenari in casa tigrotta. Con una specifica. Ovvia ma inevitabile. Tutto quanto (eventualmente) dovesse accadere nei rapporti di forza societari avrà un effetto domino sulle scelte tecniche. La Legge di causa-effetto. Come sempre.

Società. La Pro Patria che comincerà la stagione 2016/2017 avrà ancora questo assetto societario? Pensiamo di no. Il fiume carsico del cambiamento scorre sottotraccia da quando (era il 6 novembre) Fulvio Collovati rassegnò le dimissioni da amministratore delegato e direttore generale. Le cariche dell’ex campione azzurro furono assunte (suo malgrado) da Patrizia Testa che nell’intervallo del match di Alessandria (7 novembre) dichiarò: “Ho subito la situazione”. Attualmente il cda biancoblu prevede (all’ingrosso) il 70% delle quote nella disponibilità della SportPlus4You e il restante 30 in quella dell’immobiliarista bustocca. Una situazione chiara in termini di impegno e responsabilità che ha però già vissuto delle fasi critiche. Come il 16 ottobre quando il presidente Nitti (all’interno di un’infuocata conferenza stampa) preannunciò lo smarcamento: “Il 70% delle quote è in vendita purché si presenti una persona seria, con valori morali e disponibilità economiche”. Dichiarazione poi da lui stesso smontata il 13 novembre: “Nessun disimpegno da parte mia e del mio gruppo. Il nostro era e rimane un progetto serio ed a lungo termine”. La verità? Come sempre sta nel mezzo. E cioè in un’idea di business che poggiava (e poggia) sull’impegno dei soci ma anche su un significativo sostegno economico del territorio. Un sostegno che al momento non c’è stato (o è stato posticipato). Sponsor a parte, basti pensare che l’obiettivo “1.000 abbonati” ha prodotto le 385 tessere attuali. Inevitabile quindi ipotizzare che a stagione chiusa il club necessiterà di nuovi capitali. Solo allora (c’è da credere), si scopriranno le carte.      

Direttore Sportivo. La società si doterà di questa figura professionale? Sì, ma solo dopo aver definito le questioni di cui sopra. Dell’argomento si parla da novembre quando la scelta sembrava imminente. Poi la vicenda è finita in stand by. Una pausa che non ha però impedito alcuni sondaggi (Gigi Abbate è stato visto allo “Speroni” contro il Renate) senza che questi abbiano però prodotto risultati concreti. Nel caso, l’effetto domino potrebbe riverberarsi anche sulla scelta della guida tecnica. Spesso DS e mister costituiscono infatti un ticket.

Allenatore. Ci sarà ancora Alessio Pala sulla panchina biancoblu nella prossima stagione? Fino ad un mese fa avremmo risposto: certamente sì. Oggi, invece, dobbiamo rifugiarci dietro ad un più prudente: non è detto. Cosa è successo nel frattempo? Al di là dei risultati declinanti (o forse proprio in funzione di questi), il rapporto sembra essersi raffreddato. Crisi passeggera? Può essere, ma lo sfogo del tecnico alla vigilia della sfida con il Lumezzane (“Non faro più il parafulmini. Non mi prenderò più la responsabilità per altri”) è parso (al netto delle successive correzioni) quantomeno sibillino. Il contratto scade il 30 giugno ma la fiducia è stata rinnovata più volte sulla parola. A partire dal 14 novembre quando, a margine del primo punto stagionale con la Reggiana, Nitti rivelò: “Non so se ci sarò ancora io, ma l’anno prossimo l’allenatore sarà sicuramente Pala”. Insomma, due notizie in una. Ma è ancora così?

Infine la postilla. Che riguarda la paventata “fusione” con il Busto 81. Un’ipotesi smentita categoricamente dalle parti in causa attraverso comunicati e dichiarazioni. Il punto è però un altro e riguarda il futuro logistico ed organizzativo della Pro Patria. In occasione della vernice ufficiale del settembre scorso, Collovati ebbe modo di svelare: “E’ stato trovato l’accordo con il Comune per la bonifica di tre campi di allenamento (uno in sintetico) che dovrebbero essere pronti a febbraio”. In realtà l’accordo (a quanto ci risulta), consisteva nel rilancio della vecchia convenzione già materia di dibattito tra Vavassori e l’amministrazione comunale. Allo stato però, anche quella vicenda resta in modalità di attesa. Plausibile quindi guardarsi intorno e pensare a qualche forma di collaborazione con società del territorio. Come il Busto 81 prossimo, scongiuri a parte, alla promozione in Eccellenza. Per bypassare così l’annoso problema dei campi di allenamento e impostare (chissà) anche qualche sinergia sui rispettivi settori giovanili. Quella potrebbe essere un’interessante base di lavoro. L’altra (e alludiamo alla fusione) oggettivamente no.

Giovanni Castiglioni