Elia Luini è un bel pezzo di storia del canottaggio. Varesino e non. Quasi trentasettenne, il gaviratese si è portato a casa un argento olimpico, cinque ori mondiali, un europeo e tanto altro. Con l’Olimpiade di Rio alle porte, però, Elia ha detto basta all’attività agonistica. Non per una questione di fisico, ma per risentimento verso l’ambiente. Troppa amarezza per uno come lui: fermarsi è stata una scelta coraggiosa.

Quali sono i suoi sentimenti dopo avere annunciato l’addio?
“Intanto, è stato un piacere sperimentare il successo della gente che in questi giorni si è complimentata per la mia carriera. Poi comunque avevo già deciso di smettere a gennaio – da quel periodo non mi sto più allenando -, solo che l’ho dichiarato i questi giorni. Ho aspettato a comunicarlo perché non era mai il momento giusto, ma il mio termine era l’inizio delle gare. Questi mesi mi sono serviti per metabolizzare il tutto: alzarmi la mattina e non dovermi più allenare è stato un passaggio non facile”.

Ci spiega i suoi motivi?
“Ero stanco della situazione che c’era nell’alto livello e nella Nazionale. Ho cercato di andare avanti in tutti i modi ma alla fine non ce l’ho fatta. Non ne valeva la pena, se fossi andato all’Olimpiade non sarei riuscito comunque a fare qualcosa di buono”.

Non ci sono di mezzo problemi fisici, quindi.
“No, perché i miei valori li ho sempre mantenuti, e i test al remoergometro lo dimostravano. Quando poi chiedevo cosa avrei dovuto fare per rientrare nel giro mi dicevano che il remoergometro per me non contava. È stato un quadriennio di sofferenza, non ero mai sereno. A otto mesi dall’Olimpiade a fine anno ho tirato le somme e ho capito che era il momento: non avrebbe avuto senso andare avanti”.

Traspare la sua amarezza nei confronti della Nazionale: cosa è successo?
“Non hanno saputo sfruttare l’apporto di noi “vecchi”: eravamo elementi di disturbo per qualcuno, con la nostra esperienza ed il nostro passato. Chi prima e chi dopo, hanno mollato praticamente tutti. Secondo me il dottor Lamura – che era la mente che ha fatto brillare l’Italia degli anni d’oro – è ancora valido ma non è più sul campo. C’è un’anarchia totale da parte degli allenatori, e conseguente mancanza di risultati. Dato che Lamura è un po’ meno presente, gli altri possono un po’ sfasare le loro considerazioni: ognuno tira acqua al suo mulino. Per interessi propri o familiari tutti curano solo le loro cose, e passa in secondo piano il risultato in sé”.

Parliamo un po’ di passato. Qual è il suo ricordo più bello?
“Sicuramente gli anni d’oro da Sydney 2000 e poi le tre stagioni successive con Pettinari. È stato il momento meno travagliato e più soddisfacente, era tutto positivo”.

Le manca non avere vinto l’oro olimpico?
“Potevo conquistarlo nel 2004 ed è stata la delusione più grande. Dopo la prima, nelle altre Olimpiadi ho dovuto battagliare con la sfortuna e qualche inconveniente. Sicuramente vincere l’oro a trentasette anni sarebbe stato molto difficile, ma comunque l’idea sarebbe stata quella di partecipare da protagonista. Per andare in questo stato e arrivare dietro, era meglio lasciare stare”.

Il canottaggio sta avendo molto successo fra i ragazzi, nonostante tutto…
“Lo sport – al di là della mia vicenda – è fantastico, e regalerà molte soddisfazioni. Questa cosa che è successa è un male che accomuna diverse realtà. Purtroppo andrebbe evitato il conflitto d’interessi. Quando si dà un incarico ad una persona, dovrebbe farlo per amore, senza secondi fini. A vent’anni stai zitto nell’angolino e sopporti alcune situazioni, a trentasette le cose sono un po’ diverse”.

Ha anche mezzo piede in politica: cosa farà da grande?
“La politica sarà comunque una fase di passaggio, andasse bene o meno. La sto prendendo come una possibilità di fare del bene a Varese perché sono molto affezionato alla città. È un modo per trasmettere quello che ho ricevuto in questi anni. Poi, sto imparando dai dipendenti dell’azienda di mio papà, che ha una ditta di grafica a Castronno, e la mattina sono sempre lì per apprendere il mestiere. Ho chiuso con il canottaggio ad alto livello, ma sicuramente mi piacerebbe fare qualcosa con i ragazzi, perché lo sport è sempre stato al centro della mia vita. Non posso separarmene dall’oggi al domani…”

Luca Mastrorilli