Pierluigi Gennari guida i Giovanissimi Nazionali del Varese e allena da quando aveva 23 anni.
Iniziamo con una panoramica sul campionato. Come sta andando? Qual è il livello di difficoltà?
“Siamo partiti abbastanza male, abbiamo giocato contro le squadri più forti del girone però, secondo me, il gruppo che ho a disposizione è una buonissima squadra, quindi sono convinto che ci riprenderemo presto e di risalire in fretta anche se la classifica non è prioritaria per adesso”.
Come si lavora con i ragazzi?
“I ragazzi, da dieci anni a questa parte, sono cambiati dal punto di vista caratteriale. Mentre in passato qualsiasi cosa si diceva loro andava bene, adesso dobbiamo stare un po’ più attenti, nel senso che dobbiamo gestirli in maniera diversa perché sono più grandi, più maturi a livello mentale”.
Bisogna gestire anche i genitori?
“Sì, ma qui nel Varese non incidono più di tanto. Sono tutti tranquilli”.
Racconta la tua carriera…
“Ho iniziato nella Lodigiani a Roma negli Esordienti, poi sono passato alla Primavera e sono stato due anni a Varese. Tre stagioni nel Verbania, due nella Solbiatese, poi ho smesso per un infortunio alla testa e ho iniziato ad allenare i ragazzini”.
Che tipo di squadra hai a disposizione?
“È un gruppo con buone qualità in cui c’è qualche elemento di spicco. Logicamente non mi va di fare dei nomi però, in un contesto generale di una squadra di buon livello ci sono sicuramente dei singoli che arriveranno ad essere dei professionisti”.
Quanto è cambiata la squadra rispetto allo scorso anno?
“È cambiato molto, praticamente il gruppo dello scorso anno è stato dimezzato. Sono stati inseriti giocatori di buon livello quindi ci siamo rinforzati”.
In campionato vi aspetta la trasferta a Cremona di domenica e poi la sfida in casa con il Lumezzane…
“Due sfide difficili, ma allo stesso tempo accessibili. Nei Nazionali non ci sono partite facili, tolte le favorite Milan e Inter, che sono un livello superiore perché investono in maniera importantissima, possiamo giocarcela contro tutti. Le altre avversarie possono essere considerate al nostro stesso livello”.
A livello di strutture riuscite comunque a lavorare?
“Sì, anche siamo molto carenti soprattutto per quanto riguarda i campi di allenamento. Si riesce a lavorare lo stesso però, rispetto a quasi tutti i settori giovanili siamo molto indietro”.
Qual è l’obbiettivo della squadra?
“Nonostante la partenza negativa, puntiamo a posizionarci meglio possibile in classifica con il sogno di andare a disputare le finali nazionali. È difficile e da come siamo partiti sembrerebbe una cosa impensabile, ma ci proviamo”.
E il tuo come allenatore?
“Punto ad insegnare ai miei ragazzi tutto quello che so. Voglio che i miei ragazzi si divertano mentre si allenano e imparino a sfruttare al meglio le loro qualità per diventare campioni”.
Come si diventa campioni?
“Campioni si nasce, devi esserlo già. Poi è ovvio che con l’impegno e il lavoro si può migliorare molto. Serve tanta umiltà, alcuni ragazzini dovrebbero averne di più”.
Come si riconosce un campione?
“Si riconosce perché si distingue dal gruppo, perché pensa prima degli altri. Questo è quello che fa un campione”.

Elisa Cascioli