Il terzo tatuaggio, quello che per l'ennesimo anno avrebbe dovuto celebrare il rito collettivo tra Rosati, Montemurro, Sogliano e Sannino è rimasto lì. Sospeso nell'ago del tatuatore… 
Ed Enzo Montemurro, un po', ci è rimasto male. 
Oggi, per l'amministratore delegato del Varese 1910, il terzo getto d'inchiostro potrebbe essere quello che, riprendendo il famoso quadro del pittore giapponese Katsushika Hokusai, raffigura un'onda di tsunami.
Altre immagini, infatti, per descrivere ciò che è successo dopo Varese-Padova 3-3, non me ne vengono…
“Neppure io, ne ho! -commenta sapido Enzo Montemurro-. Tutto ciò che ci è capitato nel giro di pochi giorni è sportivamente paragonabile ad un vero e proprio tsunami. D'altronde quando metti in scena una stagione strepitosa come è stata la nostra, devi sempre mettere in conto un possibile rovescio negativo della medaglia. Noi, riportando dopo tantissimi anni il Varese a respirare calcio di altissimo livello, abbiamo la certezza di aver fatto tanto, ma paradossalmente il risultato raggiunto ha creato un cono di luce inimmaginabile intorno alla squadra e ai suoi protagonisti i quali, immancabilmente, sono diventati tutti interessanti e appetibili”.
Ti aspettavi di vedere la 'Sala Partenze' del Varese così affollata?
“Pur condividendo il senso delle scelte di ognuno di quelli che ha lasciato, è per questa ragione che il termine tsunami mi sembra appropriato. Tuttavia, le vicende che in qualche modo ci hanno travolto ci stanno aiutando a capire una cosa fondamentale: se abbiamo commesso degli errori, e li abbiamo certamente commessi, è stato solo per troppo cuore, per l'eccessiva partecipazione emotiva che abbiamo riversato in questa avventura. Avremmo dovuto restare più freddi, essere più cinici e, di fronte a certe situazioni, essere più razionali. Insomma: 'Va dove ti porta il cuore' nel calcio moderno non solo non esiste, ma spesso è anche dannoso”.
Adesso, a te e al Presidente Rosati tocca mettere le pezze…
“Il 'Pres' ed io sappiamo bene cosa ci aspetta e cosa dobbiamo fare. In questo periodo, durissimo, abbiamo fatto quadrato e lavorato molto per tenere compatto il gruppo di collaboratori e giocatori rimasti. In questo senso l'esempio è Zecchin che ha pubblicamente dichiarato che l'importante è resettare tutto e prepararsi a ripartire e dare fiducia e certezze per il futuro; è stato, è tuttora, un aspetto importantissimo del nostro lavoro. Personalmente sono convinto che faremo bene e riproporsi verso l'alto sarà la mia grande motivazione per la stagione 2011-2012. Ma, allo stesso modo, è fondamentale che i nostri tifosi conoscano queste cose e sappiano che ognuno di noi, da Rosati all'ultimo giocatore della Primavera, porterà dentro tanta voglia di rivincita. Una volontà che proprio Antonio (Rosati ndr) ha espresso nel corso della sua conferenza stampa. Per Antonio sarebbe stato molto più comodo, e più facile, passare all'incasso e farsi da parte. Invece, il messaggio di Rosati è risultato chiaro a tutti: il Varese rilancia. Ci saranno, è ovvio, altri attori e altre facce, ma tutti proveranno a recitare lo stesso copione: disputare una grande stagione. Con la speranza che la gente ci aiuti e tutto l'ambiente, voi giornalisti, addetti ai lavori, il tessuto sociale della città, ci sostenga senza se e senza ma perchè, noi, in questi anni abbiamo davvero messo il cuore”.
Ma prima dicevi che, per certi versi, è stato proprio il cuore a fregarvi…
“è vero, fare le cose solo di pancia non paga, ma i tifosi devono sapere che comunque, sempre noi daremo il sangue per tenere il Varese ad alto livello. Poi, è chiaro, certe esperienze ti segnano e noi ne siamo usciti puntualmente scottati. Però, abbiamo imparato qualcosa ed il prossimo anno, se avremo la fortuna e la capacità di riprodurre certe situazioni ci ripresenteremo all'appuntamento pronti, più preparati e, certamente, con una corteccia diversa”.
Sento tanta amarezza nelle tue parole… 
“Amarezza e, anche, un po' di rabbia perchè col cuore totalmente occupato ad inseguire il 'grande sogno' non abbiamo aperto gli occhi in tempo. La situazione di Beppe Sannino è, in questo senso, paradigmatica. Se solo avessi avuto sentore della sua partenza avrei parlato con 25 suoi possibili sostituti, mica solo 5 com'è di fatto è successo. Insomma, abbiamo pagato un pesante dazio sull'altare dell'inesperienza”.
Capitolo allenatore: come mai Benny Carbone?
“Prima di tutto perchè si tratta di una scommessa e, tu lo sai, a me, a noi piace lavorare sulle scommesse. Siano essi allenatori o giocatori. Poi perchè qualche volta le cosiddette scommesse funzionano meglio dei tecnici famosi e celebrati. Vedi l'esempio del Padova che con il mister preso dalla Primavera è arrivato fino alla finale per la serie A. Infine perchè io, noi, in Carbone crediamo ciecamente, sappiamo che è in possesso di solide qualità umane e tecniche e, anche se non ha mai allenato nel calcio che conta, come noi ha sempre fame di emergere, confrontarsi e arrivare. Nel nostro primo dialogo Carbone è stato bravo a far scattare la scintilla e quel qualcosa di misterioso e indefinibile che, sai anche questo, mi intriga. Così come mi intrigano le figure di Mauro Milanese e Alessandro Andreini coi quali formeremo un quartetto affiatato e, ne sono sicuro, ancora vincente”.
Eccola, dunque, la 'terza carta' da poker del mazzo varesino: Mauro Milanese. Lo ritrovo un paio d'anni dopo una lunga chiacchierata con la quale mi spiegava la sua bella carriera e si congedava dal calcio. Lo ritrovo, va da sè, cambiato ma pieno di vitalità.
“Sono felicissimo e, posso dirlo, anche un po' sorpreso per il grande entusiasmo con cui sono stato accolto dai tifosi. Una partecipazione e una dimostrazione di affetto che hanno subito consolidato la mia scelta e spinto al diapason la voglia di fare bene in una città e società cui sono particolarmente legato. Essere a Varese rappresenta una cosa speciale, ma anche tanto impegnativa in una piazza che, per effetto dei risultati ottenuti negli ultimi anni, ha giustamente alzato il livello di ambizioni e aspettative”.
Entri in una posizione delicatissima, per dire poco…
“C'è, ed è normale, un pizzico di tristezza per le persone, tutti cari amici miei, che hanno lavorato bene e sono andate via, ma il Varese per fortuna rimane e sto parlando di una società che vuole confermare la sua crescita, consolidarsi nella categoria e continuare a percorrere la sua strada di valorizzazione dei giovani”. 
A caldo: che Varese hai trovato?
“Una società che, consapevole di aver chiuso un ciclo magico, adesso vuole stilare un nuovo progetto e ricominciare. Un gruppo di persone che non culla sogna impossibili, ma si è dato un obbiettivo minimo: una salvezza da raggiungere con un un certo anticipo sulla tabella di marcia e, solo in seguito, potrà guardare in su verso nuovi traguardi”. 
Prime tappe del tuo lavoro?
“Il Varese, oggi, è una classica squadra-cantiere alle prese con un significativo rifacimento. Pertanto le mie prime mosse saranno indirizzate ad una valutazione completa delle risorse esistenti. Quindi: i giocatori col contratto in essere e le loro motivazioni, quelli in scadenza di contratto che, spero, mi concederanno almeno un colloquio esplorativo per capire se c'è modo di accontentare le loro richieste; un'attenta valutazione dei rientri e, infine, attenzione massima ai giovani che dopo aver fatto benissimo nel campionato Primavera potrebbero meritare una chance in prima squadra. Il prossimo sarà una sorta di anno-zero, ma con la certezza che dietro non c'è lo zero, bensì anni di ottimo lavoro e buone semine anche a livello di bilanci. Il Varese, tanto per essere chiari, non avrà le 'parentesi' (leggi punti di penalizzazione ndr) vicino alla classifica perchè finanziariamente saremo in ordine”.
Aspettative?
“Partiremo con grandissima umiltà e, bisogna essere realisti, sostituire 6-7 titolari non sarà affatto semplice. Però, ci accompagnerà la voglia di andare alla scoperta dei nuovi Pisano ossia di giocatori-bandiera che si leghino al Varese e, esattamente come Eros, vedano nella nostra società un possibile trampolino di lancio per giocare, crescere, migliorare e, pian piano, farsi largo nel mondo del calcio professionistico”. 
Il tutto affidato a Carbone… 
“Lo conosco bene, lo considero un ottimo allenatore e so che darà molto più del 100% lavorando con coscienza, tenacia, carattere e fortissime motivazioni perchè, siamo onesti, insieme dovremo battere non solo gli avversari, ma anche lo scetticismo di chi ci aspetterà al varco col fucile spianato”.
Appello ai tifosi?
“Siccome è ingiusto criticare a prescindere, ai veri tifosi del Varese 1910 chiedo di darci fiducia, sostegno, affetto, passione. Iniziamo insieme questo nuovo percorso e, di sicuro, tra qualche mese potremo abbracciarci, sorridere e gioire per i risultati positivi. Parola di Mauro Milanese”
Parola, aggiungo io, di uno serio…

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