Franco Lepore. Basta il suo nome per scaldare il cuore dei tifosi varesini. Finalmente è rientrato in rosa, ma non solo. E' anche rientrato in campo. Quella sera a Masnago, quando è entrato contro il Padova, in tanti erano in piedi li ad aspettarlo. Così come Lepore ha aspettato tanto prima di rivere certe emozioni e determinate situazioni.

Come hai vissuto questi mesi difficili?
“Sembro un minatore che esce dalla caverna. Quando il mister mi ha fatto entrare nella partita contro il Padova mi sembrava di entrare per la prima volta al Franco Ossola, un'emozione incredibile (nella foto il suo ingresso in campo)”. 

Facciamo, però, un passo indietro. Da protagonista in B sei ripiombato in Seconda Divisione l'anno scorso. 
“A Lecce dopo un avvio positivo mi sono rotto la caviglia nel mese di marzo. Ho dovuto fermarmi, il Lecce è stato promosso in A e io sono tornato a Varese. Poi però avevo bisogno di giocare con continuità per riprendermi al meglio dopo l'infortunio. E quindi sono andato a Rodengo Saiano, prima di accasarmi alla Paganese”.

E quest'estate di nuovo qui, nella tua Varese. Perché sei stato messo ai margini?
“Perché ero sul mercato, ma poi non ho trovato una sistemazione adatta a me e alle mie esigenze e dunque sono rimasto qui. E ho lavorato sempre al massimo sperando di essere considerato e ce l'ho fatta”.

Da fuori rosa hai sempre messo il massimo impegno: dove trovavi gli stimoli?
“E' nella mia indole lavorare sempre sodo. Il mio compito è di allenarmi sempre bene per farmi trovare pronto in ogni occasione. E poi pensavo: non devo permettere a nessuno di parlar male di me. E se mi alleno al massimo nessuno può dire nulla” .

Solo?
“Voglio ringraziare anche Ernesto Sommaruga (il tecnico che allenava i fuorirosa, ndr) che mi incitava ad andare avanti, mi è sempre stato vicino. Pensa che andava a vedere le partite di Lega Pro, tornava, e mi diceva: tu sei troppo più forte di loro”.

E poi è arrivato Rolando Maran. Cosa è successo?
“Il mister ha organizzato subito un'amichevole contro la Primavera per vederci tutti in campo in modo da poterci valutare e conoscere”.

Che rapporto hai con lui?
“Mister Maran è uno che parla poco, ma fa i fatti. Contano solo quelli nel calcio”. 

Dopo l'esordio stagionale contro il Padova sei finito in tribuna a Reggio Calabria. Come l'hai vissuta?
“Bene, perché per come stavo messo io già far parte del gruppo è un successo. Avrò altre occasioni”.

Che giocatore è Lepore adesso?
“Un giocatore che vuole dimostrare di essere importante nel Varese e per il Varese. Posso fare tanti ruoli, dal trequartista all'esterno di centrocampo, e il modulo in cui prediligo giocare è il 4-4-2”.

Per chiudere, un saluto.
“Vorrei salutare Olly (Oliviero Monetti, ndr), perché in questa situazione difficile per me mi è sempre stato accanto. Mi ha incoraggiato e mi incitava a non mollare mai”.

Lepore è l'esempio per tanti e per tante ragioni. Per l'attaccamento alla maglia, nessuno come lui ha dimostrato di amare così tanto quella biancorossa, e per la sua determinazione. Crederci sempre e non mollare mai. 

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