verderameOscar Verderame si coccola i suoi gioielli e continua a lavorare in quello che si è trasformato in un vero e proprio laboratorio con tanto di marchio: OscarLab, appunto. Il preparatore dei portieri del Varese, tornato in biancorosso nella scorsa estate, è molto soddisfatto del lavoro dei suoi e ci svela qualche piccolo segreto.

Questo il suo bilancio sul girone di andata: “Assolutamente positivo e a dirlo non sono io ma i numeri. Siamo la seconda miglior difesa e questo è un dato da non sottovalutare perché i campionati si vincono quando sei bravo a non subire gol”. Quali attacchi avversari l’hanno impressionato di più? “Sicuramente quello del Chieri, completo in tutto e devo dire che anche quello del Verbania l’ho visto bene”.

pissardoQuesti i commenti di Oscar sui suoi ragazzi. Titolare inamovibile, il classe ’98 di scuola Inter, Marco Pissardo, ha fatto vedere grandi cose: “Secondo me la cosa più bella che ha fatto è stata quella di trovare la continuità e per un portiere così giovane non è facile. La sua età va sempre sottolineata. Ha avuto prestazioni costanti ed è cresciuto gara dopo gara. Deve ancora crescere molto e questo può avvenire solo continuando a fare esperienza. Si impegna tantissimo ed è questo quello che serve”.

In squadra c’è un altro giovane talento, anche lui nato nel 1998, si tratta di Patrick Consol, portierino di scuola Juve: “Ha avuto meno possibilità, ma anche lui sta lavorando tanto in attesa della sua occasione che prima o poi arriverà. Ne ha già avuta una e non ha deluso”.

Infine c’è Claudio Bordin che ha la sfortuna di essere un classe ’95 e quindi, da quest’anno, di non essere più un Under: “Credo molto in lui e sta lavorando benissimo nonostante soffra a non giocare. Lo scorso anno è stato protagonista, ma si è messo in seconda linea senza battere ciglio. Siamo un grande gruppo che lotta per lo stesso obiettivo”.

Durante la lunga pausa invernale che tipo di lavoro svolgerà? “Quello di sempre, nulla di diverso – risponde Verderame -. Di solito partiamo dall’Oscar Lab che è un po’ il nostro rifugio e poi ci spostiamo sul campo”.

Elisa Cascioli