Due lettere di dimissioni, prima quella di Andrea Anilonti, coach del Basket Casorate, poi a stretto giro di posta quella di Nico Vis, coach del Basket Gallarate, rappresentano un fatto straordinario per un campionato come la serie C2, categoria in cui, in realtà, gli avvicendamenti in panchina a stagione in corso sono assai poco frequenti. Due addii che, seppur per ragioni abbastanza diverse, hanno lasciato a bocca aperta tifosi e addetti ai lavori.
Ecco il pensiero di coach Andrea Anilonti partendo, come naturale, dall’analisi della situazione.
“Quella di lasciare – dice Anilonti , è stata una scelta difficile per vari motivi. In primo luogo perché i risultati che stavamo raccogliendo con la C Silver erano certamente superiori alle aspettative. Inoltre ero e sono molto legato ai ragazzi del gruppo 2000, che ho allenato per 4 anni insieme al mio assistente Franco Chiarelli. Ragazzi che ho visto lavorare e crescere in maniera continua fino ad arrivare ad essere protagonisti, giovanissimi, in un campionato impegnativo come lo può essere la C Silver”.
Quindi, come mai le dimissioni?
“La risposta a questa domanda è da ricercarsi nel fatto che, parlando della Serie C, non tutti i senior stavano mantenendo quanto promesso inizialmente. Nello specifico, avevo chiesto ad ognuno di loro alcune “garanzie”, una su tutte quella di essere pronti a mettersi in gioco e a cambiare alcune loro abitudini. Purtroppo alcuni non hanno mantenuto quanto promesso e questo ha contribuito a farmi perdere un po’ di motivazioni, essendomi trovato a lavorare con persone che, di fatto, non condividevano i miei obiettivi, peraltro chiari, proposti e accettati all’inizio della stagione. Ma questo, in fondo, è solo un aspetto, forse anche quello meno importante, di sicuro non decisivo. Molto più significativi e “pesanti” per la mia decisione si sono dimostrati col passare del tempo gli altri punti del progetto che avevo sottoposto a Presidente e Consiglio. Punti non legati solamente alla prima squadra”.
Quali, ad esempio?
“Il mio progetto era a 360 gradi e spaziava da un’unica organizzazione tecnica al lancio in prima squadra dei ragazzi prodotti dal settore giovanile al potenziamento del settore Minibasket e, ultimo aspetto, alla ricerca di collaborazioni tecniche con altre realtà del territorio. Purtroppo, con il passare dei mesi ho constatato a malincuore che tra tutto quello che avevamo messo sul tavolo, l’unico punto di vero interesse era (e, penso, sia tuttora) il risultato della prima squadra. Di tutto il resto, non è stato fatto nulla. E, più di tutto, questi accordi non rispettati mi hanno spinto a fare un passo indietro”.
Sulla stampa avevamo letto tue dichiarazioni di ben altro tono…
“Prima precisazione: il “non mi diverto più, per cui do le dimissioni”, che ho letto su un quotidiano locale, risponde ad una dichiarazione fantasiosa, che io non ho mai fatto, e che altri hanno fatto per me. La verità è che le mie dimissioni sono dovute ad una mancata condivisione di obiettivi, che si può verificare in maniera oggettiva, non negli intenti dichiarati. Nulla da recriminare con la Società, ognuno è libero, ci mancherebbe altro, di percorrere la strada che ritiene sia la migliore. Una strada che, secondo il principio della libertà, non può più essere la mia, in particolare in una realtà in cui ormai ero io quello fuori posto anche se a Casorate, dopo tante stagioni, lascio comunque tanti amici”.
Prospettive future, ci hai già pensato?
“Adesso voglio prendere un periodo di pausa, dopo 25 anni spesi sulle panchine della Lombardia voglio riflettere bene su quello che sento di poter ancora dare al basket e ragionare su quello che questo movimento è diventato. Purtroppo, ora come ora, fatico a vedere realtà in cui si pensa a lavorare con progetti che possano durare nel tempo e che abbiano come obiettivo non quello di vincere una partita in più, bensì quello di creare una base di giocatori italiani che possano tornare di nuovo protagonisti, sia nelle serie minori, sia in categorie professionistiche”.

Massimo Turconi