Leonidas De Souza Neto Pereira è nato libero, con l’entusiasmo cresciuto per strada, sulla spiaggia, palleggiando la vita ed il Calcio, in quel Brasile che ne è l’essenza stessa, terra di calciatori e musicisti uniti da un’unica, indivisibile saudade che non è rimpianto ma nostalgia. Neto è come il Caporal Martim- straordinario protagonista di romanzi di Jorge Amado sopraffino narratore brasiliano- è umile, è capace, è nobile d’animo, è “alegria do povo”. Già, come Garrincha. Il terreno del Franco Ossola ha sopportato, in anni di storia, il peso di numerosi giocatori, alcuni veri artisti, altri onesti pedatori, altri ancora mediocri comparse. Il beneamato Sacro Monte, gigante buono, maestoso, la nostra storia, ha benedetto giocate e partite da leggenda, momenti cupi e gioie infinite. Poi la Via Sacra lo ha accolto , un brasiliano atipico, riservato, silenzioso, direttamente dalla cittadina paranaense di General Carneiro , professione attaccante atterrato molto tardi nel calcio professionistico. Familiarizza con gli altri suoi connazionali in maglia biancorossa, si allena per vincere la nostalgia. E, si sa, “Deus è brasileiro”, dicono dalle parti di Rio de Janeiro. Neto si muove in punta di piedi, giorno dopo giorno è sempre più padrone dei colori biancorossi, il terreno di gioco è il suo rifugio,l’erba è verdeoro. Ne conosce ogni stelo, lo analizza, lo stritola, lo vezzeggia. E poi, accade. Neto dribbla, Neto l’antilope, è pura danza, imprendibile, la palla incollata ai suoi piedi alati, è lui, il Garrincha dei mondiali del ‘ 62, il Cielo lo ascolta, è gol. Ed io ritorno studente di Liceo Classico, dribblando la noia di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, entrando in tackle scivolato sull’insulso giovane Werther. Avevo bisogno di forza, di grazia, di sogno, sempre. E mi rifugiavo nel mio Brasile. A distanza di anni ho rivissuto quelle emozioni, i dribbling di Leonidas Neto Pereira sono cibo per l’anima, sono il Calcio, sono il sorriso dei bambini che ancora si divertono a giocare in barba ai Cavalieri Neri, orchi ululanti. Ed il colore, il calore, l’armonia, come in un samba di Martinho da Vila, si sprigionano ad ogni jogo de bola del moschettiere verdeoro nella terra dei Padao… E tutto ciò ci fa stare bene. Non infortunarti! Il tuo dolore è il nostro dolore! La tua allegria è la nostra speranza, il desiderio di tornare alla semplicità di Manè Garrincha, oggi più che mai reincarnato in Neto. Vola passerotto, dribbla anche la nostalgia, naviga felice, le onde non torneranno più.

Marco Caccianiga