La nazionale italiana Under 18 femminile guidata da Massimo Fedrizzi, coach dell’Hockey Club Varese 1977, si è laureata campione del mondo del gruppo B. Dopo due secondi posti consecutivi, esattamente 10 giorni fa in Polonia le azzurrine hanno conquistato la medaglia più scintillante grazie ad un percorso a dir poco trionfale fatto di cinque vittorie in altrettante sfide. Una dopo l’altra, hanno superato in successione Gran Bretagna, Cina, Kazakistan, Polonia e Danimarca.

Alla vigilia del Mondiale, coach Fedrizzi aveva parlato di podio. Direi che siete andati ben oltre il terzo posto.
“E’ vero, il nostro obiettivo era di andare a medaglia, ma dopo la terza partita vinta, quella contro il Kazakistan, ho detto alle mie ragazze che l’oro era davvero alla nostra portata e che toccava soltanto a noi andare a prendercelo. Il gruppo arrivava da due argenti, che sono sicuramente due risultati molto positivi, ma fare tuo un oro mondiale ti lascia un sapore completamente diverso”.

Qual è stato l’ingrediente di questo successo?
“Senza nessun dubbio dico l’unità di gruppo e di intenti. Ho la fortuna di allenare una squadra dedita al lavoro, all’impegno e al sacrificio e che mi segue passo dopo passo. Tra di loro le ragazze vanno molto d’accordo e c’è una sana rivalità che le fa lottare per una maglia. Alla base del mio rapporto con loro c’è fiducia e un grande rispetto reciproco di cui sono orgoglioso”.

Temevate tanto il confronto con le padrone di casa della Polonia. Com’è andata?
“Abbiamo vinto con un punteggio forse un po’ inusuale per l’hockey: 1:0. Abbiamo avuto il merito di segnare subito e di controllare le avversarie per il resto della gara ripartendo in contropiede. Sono state bravissime a seguire la mia tattica e a portare a casa questo risultato importantissimo. Due giorni dopo, abbiamo affrontato la Danimarca che da tutti era considerata la compagine da battere. Siamo entrate in pista con il giusto atteggiamento e molto concentrate e non c’è stata storia, come dimostra il 4-1 finale”.

under 18 nazionale italia femminile hockey ghiaccioNello sport si pensa subito al prossimo traguardo da conquistare. Qual è il tuo e quello della nazionale femminile Under 18?
“L’anno prossimo, nel gennaio 2018, parteciperemo ai mondiali Under 18 del gruppo A dove ci confronteremo con nazioni decisamente forti come Norvegia, Germania e Giappone. Il nostro obiettivo è quello di mantenere la categoria che ci siamo guadagnati solo pochi giorni fa e non retrocedere ancora nel gruppo B. Le ragazze avranno l’opportunità di giocare contro le migliori realtà mondiali e di misurarsi con il livello più alto di hockey che ci sia in circolazione per quanto riguarda la loro fascia d’età. Sarà un’occasione da non perdere”.

Da chi sarà composto il prossimo gruppo Under 18?
“Potrò contare anche nell’anno che verrà sullo zoccolo duro di atlete che già hanno preso parte al Mondiale del gruppo B di qualche settimana fa e che sono classe 2002. La maggior parte di loro sarà ancora quindi in età per l’Under 18 e perderò soltanto un difensore e due portieri; già pronte a salire, però, ci sono altrettante ragazze talentuose del 2003”.

Il successo ottenuto può fare da volano per l’intero movimento italiano dell’hockey femminile?
“Sono sicuro di sì. Il nostro è un risultato che può quasi essere definito un capolavoro perchè è da ben 16 anni che a livello di nazionali non arrivano vittorie. Nello stesso tempo, questo può essere visto come un frutto del buon lavoro che è stato intrapreso nel femminile da alcuni anni a questa parte, quando si sono concentrati sforzi ed energie. Per quanto mi riguarda, tuttavia, mi piacerebbe che l’anno prossimo, anche in preparazione ai Mondiali A, la Federazione concedesse a noi dell’Under 18 qualche giorno in più di ritiri e allenamenti e magari favorisse la nostra partecipazione a tornei internazionali. Vorrei che questa vittoria fosse un vero punto di partenza per noi e, perchè no, anche per il maschile”.

Cosa diresti ad una bambina per convincerla a praticare hockey?
“Direi che è un bellissimo gioco di squadra, è uno sport che ti fa crescere e maturare come persona e che potrebbe portarla, se il talento è dalla sua parte, a vestire la maglia della nazionale e a viaggiare in tutto il mondo. Inoltre, le direi di venire a Varese e iscriversi all’HC Varese dove troverebbe già nel nostro settore giovanile qualche bambina appassionata di questo magnifico sport”.

Sei il coach dell’HC Varese e dal 2007 sei nel giro dell’hockey in rosa. Quali differenze noti nell’allenare maschi e femmine?
“Tratto le ragazze così come i maschi, faccio fare a loro lo stesso tipo di allenamento e uso gli stessi schemi che insegno ai Mastini. Uomini e donne hanno una forza fisica diversa, è naturale che sia così, ma per tutto il resto il mio ruolo è uguale. E devo dire che le ragazze sono decisamente più veloci ad apprendere rispetto ai maschi, hanno molta più voglia, più grinta, più entusiasmo, più passione, ci mettono più cuore e sopportano meglio la fatica e il dolore. Devo ammettere che mi danno molte ma molte soddisfazioni e sono contentissimo di accompagnarle nel loro percorso in questo sport”.

Laura Paganini