La partita perfetta, o quasi, per un playmaker. Si era già nella fase finale di una stagione ricca di difficoltà e Attilio Caja, proprio come quest’anno, era subentrato in corsa da allenatore. Anche Eric Maynor era arrivato quando il treno del campionato si era già avviato. Doveva rimettersi in careggiata dopo un lungo infortunio. In quella stagione ci riuscì al meglio: un po’ di gare per prendere il ritmo e poi, da regista di razza, l’Usa infilò una serie di prestazioni super, dominando il gioco sul parquet come solo gli autentici play sanno fare.

Nessuna prestazione, però, fu superiore a quella messa in scena domenica 3 maggio 2015 sul campo di Pistoia. Alla fine, dopo 40 minuti di un netto successo esterno della Openjobsmetis per 103-87 contro l’allora Giorgio Tesi Group, il tabellino di Maynor era a cinque stelle: non solo 32 punti con 7 canestri su 10 tentativi da tre punti, ma anche una doppia cifra negli assist, con 11. E in più 5 rimbalzi, per un eclatante 35 di valutazione complessiva.

Era da tempo che Varese non vedeva una prova simile in cabina di regia da parte di un suo giocatore. Forse dai giorni in cui Gianmarco Pozzecco vestiva la maglia biancorossa. Proprio lui, il Poz della stella, che nella sua sfortunata esperienza da allenatore nella prima parte di quella stagione aveva accolto Maynor sotto la volta di Masnago.

Del resto, Eric vantava un curriculum di tutto rispetto: sin da giovanissimo brillava nelle sfide tra le high school del North Carolina. Dopo un’ottima carriera universitaria, ecco qualche anno Nba di buon livello, soprattutto con gli Oklahoma Thunder di Durant e Westbrook. Poi, l’infortunio, che lo costringe ad attraversare l’oceano. Quel giorno a Pistoia, però, Eric slalomeggiava e padroneggiava il campo come ai tempi migliori. Saprà ripetersi? Varese ha bisogno di rivedere quel Maynor.

Antonio Franzi