E’ qui la festa? Vabbeh, meglio passare oltre anche se a dominare il post partita è il principio di surrealtà. Già perché il taglio della canonica torta di compleanno al Pro Patria Museum (in presenza del sindaco Antonelli ma non della presidentessa Patrizia Testa oggi assente) arriva a ruota della ruvida contestazione degli ultras alla squadra (ambasciatore il capitano Santana). In estrema sintesi, alla formazione biancoblu viene imputato di essere venuta meno all’impegno di inizio campionato: voi date tutto sul campo, noi vi sosteniamo da fuori. Patto decisamente andata a gambe all’aria con Ciliverghe e Pontisola.
Qualche minuto prima in sala stampa, Bonazzi non l’aveva certo toccata piano: “Abbiamo fato male. Loro hanno corso di più. Mi aspettavo una reazione che non c’è stata. Nel secondo tempo abbiamo fatto solo casino”. Questa la versione dietetica. Per quella all’arrabbiata, basta attendere qualche istante: “Abbiamo buttato via tutto quello che di buono avevamo fatto in questi mesi. Mi dispiace. Quella di oggi è una prestazione che non esiste. Basta chiacchiere. Correre è più difficile che chiacchierare. Un gruppo deve essere un gruppo. Qui ci sono troppe prime donne. Quelli che non giocano si lamentano. Ma di cosa si lamentano? L’hanno dimostrato anche oggi. Qui tranne 3 o 4 hanno fatto tutti la Serie D. Bisogna lavorare. E fare vita da atleta fuori dal campo”. Sensazioni già ampiamente colte (e raccontate) 7 giorni fa. Allora però, un pizzico di retorica aveva annacquato il concetto. Gruppo spaccato? Obbligatorio pensarlo. Ora starà alla società intervenire con prontezza. I playoff non sembrano a rischio. La possibilità di vincerli sì.      

E con una Pro Patria così, anche il Pontisola sembra un gigante. Il tecnico Curioni non sta più nella pelle: “Ottima partita nonostante le tante defezioni. Siamo venuti qui con coraggio. Il 3-0 dell’andata forse era troppo largo. Magari l’1-0 di oggi è troppo stretto. Il nostro obiettivo è salvarci il prima possibile e lanciare e crescere i giovani”. Filosofia chiara. Quella biancoblu oggi non lo è altrettanto. 

Giovanni Castiglioni

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