Giù la maschera. Ieri è stato il turno di Sandro Turotti. A breve, dovrà essere quello di giocatori e staff. Il sasso lanciato nello stagno dal DS biancoblu (“Non posso accettare una posizione inferiore alla seconda”, “Evidentemente abbiamo sbagliato valutazione sugli uomini prima ancora che sui giocatori”, “Voglio delle risposte nelle prossime 6 partite. Se non arrivano, vuol dire cha abbiamo sbagliato tutti. Io per primo”, ”Se la proprietà non è contenta posso andarmene anche se ho 2 anni di contratto”) fa il paio con quello scagliato a Pontisola. Allora funzionò. Questa volta? Facile pensare che non sarà la stessa cosa.

La squadra non è più un gruppo. Lo è stata fino a quando l’obiettivo del primo posto ha fatto da collante. Dopo la rovinosa sconfitta di Monza hanno fatalmente prevalso gelosie, egoismo e interessi personali. Tutte cose che spaccano lo spogliatoio. Non lo tengono insieme. E la figura di Bonazzi (vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro) da punto di riferimento rischia di trasformarsi in capro espiatorio. Per inciso ieri, per la prima volta dopo 28 giornate, il tecnico seriano ha messo in campo una formazione identica ad una già schierata in precedenza. Curiosamente, la stessa dell’andata con la Grumellese. Segnale di una gestione troppo dispersiva che ha aggiunto inquietudine ad un contesto già di suo nevrile. Dopo il match di domenica con il Fanfulla, ci saranno valutazioni e colloqui personali (lo ha lasciato intendere ieri Turotti). Possibile un cambio di guida tecnica? Non è da escludere. Soprattutto se dovesse avere un peso il parere di qualche senatore. Film già visto in passato. Inutile nascondersi dietro all’ipocrisia.           

Ma questo (meglio sottolinearlo) è solo il dito. La luna indicata dalla quinta gara consecutiva senza vittorie è invece ben altra cosa. E coinvolge l’assetto societario. Patrizia Testa (non ne ha mai fatto mistero) è in cerca di partner. Sponsor di peso e/o nuovi ingressi nel cda. In questi giorni sono in corso incontri con possibili soggetti interessati. Probabilmente, qualche pista già battuta e qualche vecchia suggestione di un passato non recentissimo. Ma a prescindere dall’identità degli interlocutori, è chiaro come un nuovo ordine in via Cà Bianca porterebbe alla messa in discussione dell’attuale management. E’ sempre stato così. Ovunque. A maggior ragione, se i risultati non fossero in linea con gli obiettivi prefissati. In questo senso, l’asticella posta ieri da Turotti è sembrata un presupposto più che buono per giustificare la separazione a fine anno. Non solo, ma le ombre gravanti sul possibile ripescaggio (strascichi del processo Dirty Soccer e fondo perso da versare), potrebbero rendere vana anche una (ad oggi molto eventuale) vittoria ai playoff. Trasformando da ipotesi a certezza la possibilità di giocare un’altra stagione in Serie D.

Se questo è lo sfondo (e lo scriviamo dal 30 gennaio), le “prestazioni imbarazzanti” (copyright turottiano) troverebbero una loro perversa spiegazione. Non una giustificazione, però. Quella, la squadra non la merita davvero.

Giovanni Castiglioni