Un gruppo di ragazzi in parte nuovo, un mister che per la prima volta siede sulla panchina rossoblù, una storia alle spalle che parla da sé e che necessariamente bisogna saper riporre in un cassetto perché i tempi della serie D sono troppo lontani e perché davanti agli occhi c’è tutta un’altra realtà da affrontare, un presidente che più di tutti incarna lo stile Guanzatese; e poi c’è un sogno, che talvolta si è fatto fatica anche pronunciare ma che ha viaggiato di pari passo con la consapevolezza dei proprio mezzi e con la volontà di fare bene, anzi benissimo.
Eccola qui la Guanzatese di mister Porro, eccole qui le premesse di un’estate passata a costruirsi e ricostruirsi, per buttarsi poi a capofitto in un’altra avventura marchiata prima categoria.
Poche titubanze iniziali, poi la presa della prima posizione e la caparbietà di tenersela strettissima fino alla fine. Laurearsi campioni a due giornate dal termine, come già ampiamente detto, non era facilmente pronosticabile nonostante tutto, riuscirci, però, è stata l’apoteosi.
Un mix di emozioni lunghe un anno, a tratti indescrivibili, trovano forma nelle lacrime di un presidente che dal primissimo giorno, che da quel 1970 in poi, le ha vissute tutte e che al triplice fischio di Arsaghese – Guanzatese si è sciolto come un bambino. “E’ vero, mi sono commosso e nonostante di campionati ne abbia vinti più diversi ed anche ad altri livelli, questo ha un sapore particolare, è certamente uno dei più belli”. Angelo Dubini, uno dei soci fondatori della Guanzatese, racconta l’annata e questo successo con gioia immensa ed orgoglio vivo: “Se mi guardo indietroprosegue Dubinivedo anni in interregionale, trasferte in Sardegna, finali nazionali di Coppa Italia, vedo periodi difficile, la crisi, dirigenti che sono scappati, vedo me in mille ruoli e poi vedo persone buone, sincere, che ci hanno creduto, ragazzi pazzeschi che hanno fatto un sacrificio ulteriore rinunciando anche al rimborso spese per aiutare la società sul lato economico, un lato che finalmente è sano, vedo un uomo prima che un mister, vedo ragazzi meravigliosi che mi avevano promesso questa vittoria e che hanno mantenuto la promessa, in una parola vedo una famiglia”. La sua famiglia.Sapete cosa mi rende orgoglioso più di tutto? Andare in giro per il mio paese ed essere salutato dalla gente, essere chiamato dai bambini, vuol dire che si lavora bene, vuol dire che prima di essere un presidente sono un amico, ed è la cosa che più mi piace”. E i ringraziamenti?Il merito ed il mio grazie più grande va ai miei ragazzi, non avrei potuto chiedere di meglio, abbiamo creato il gruppo giusto tra vecchietti e giovani, e permettetemi una menzione particolare per capitan Gerosa, che ha fatto il giocatore, il direttore sportivo, il leader: abbiamo vinto perché abbiamo remato tutti nella stessa direzione”.
E su quella barca non poteva mancare un comandante, Daniele Porro:Arrivare in un gruppo così può essere bello quanto difficile, difficile è metterci mano, ed invece i ragazzi mi hanno seguito da subito, hanno dimostrato una voglia incredibile a partire dagli allenamenti, e lì è stata la chiave del nostro successo”. “La dedicae concludecome già detto è per mio padre, che mi segue ogni domenica e che sempre lo ha fatto”.
Viaggia sulla stessa lunghezza d’onda capitan Gerosa:La cosa più bella? Vedere il presidente Dubini commuoversi, è stata un’emozione nell’emozione, per il resto che dire? Un gruppo fantastico, esperto e giovane, il giusto premio per tutti i sacrifici fatti, un’avventura bellissima in un girone nuovo, tosto, onore anche alle altre avversarie, se è stato un campionato avvincente e lo sarà ancora fino alla fine, il merito è anche loro”. Aggiunge: “Il mio grazie va a tutti, alla società, ai miei compagni, ai tifosi sempre presenti, ma anche alle mie donne, ovvero mia moglie che a maggio mi darà la gioia di avere anche un maschietto per casa, e alle mie figlie”.
Perno di questa Guanzatese e soprattutto del reparto difensivo è stato di sicuro Matteo Brambilla, rivelatosi uno dei difensori più solidi del girone A.Un anno fantastico che si è concluso nel migliore dei modi, sono sempre stato convinto che avessimo le potenzialità  e gli elementi giusti per poterci provare, avremmo solo dovuto trovare un elemento in più per riuscirci ovvero la continuità e lo abbiamo trovato, questa è certamente una delle vittorie più belle della mia carriera”. “A 30 anni sei molto più responsabilizzatoprosegue Matteoi tuoi compagni si aspettano sempre che tu faccia la tua partita alla grande, si aspettano qualcosa in più, devi aiutare i più giovani con le buone e a volte anche con le cattive, e lo devi fare per loro e per il bene di tutta la squadra, perché sai dell’importanza e del contributo che ti daranno durante un campionato, devi essere d’esempio in campo e fuori, alla domenica e agli allenamenti, devi stringere i denti, ma credo che forse tutto ciò renda ancora tutto più bello”. Infine un paio di precisazioni:È stato davvero un bel campionato, molto combattuto e con ottimi avversari, sono molto contento di quest’esperienza nel girone di Varese e voglio fare i complimenti anche a voi di Varese Sport che ogni domenica fate un gran lavoro e rendere ancora più bello e divertente seguire il calcio dilettanti”.
Ed ora è tempo di festeggiamenti: domenica 23 aprile in occasione della partita casalinga con l’Union tre Valli, ci sarà una festa che coinvolgerà per intero il popolo rossoblù ma non è tutto, l’ingresso sarà libero e si raccoglieranno fondi per l’acquisto di un secondo defibrillatore, perché i “Campeones” di prima categoria, che non hanno mai smesso di dare un’occhiata al proprio prestigioso passato, hanno tutte le intenzioni di guardare avanti, di restare sulla barca, di continuare a remare per andare il più lontano possibile esplorando nuovi lidi, ovviamente insieme.

Mariella Lamonica