Ne hanno parlato tutti. Impossibile esimersi. Anche se (sotto o sopra Ferragosto), la vicenda vale una burla da spiaggia. In poche parole, Pierre-Emerick Aubameyang (sì, proprio lui, l’attaccante gabonese del Borussia Dortmund attualmente nella short list dei bomber concupiti dal Milan) in risposta ai fratelli Willy e Catilina che lo inzigavano su Instagram sul possibile approdo (e ritorno) in rossonero, postava uno stentoreo: “vado alla pro patria”. Battuta? Ovvio. Nome buttato lì a caso? Non proprio. Perché Auba nella Pro Patria ci ha giocato veramente tra il 2002 e il 2005. Giovanissimi Nazionali, Allievi Regionali e Allievi Nazionali nel Settore Giovanile allora coordinato da Beppe Scienza. Una soluzione concordata dal padre Pierre con il DS dell’epoca Riccardo Guffanti per trovare una squadra ai figli Willy e (appunto) Pierre-Emerick dopo un provino fallito a Milanello. L’accordo prevedeva un’uscita gratis nel caso in cui ce ne fosse stata l’occasione. Circostanza che si presentò puntualmente quando proprio il Diavolo ci rimise la coda.

La liason tra lo Spiderman giallonero e la Pro Patria tornò d’attualità un paio d’anni fa quando l’avvocato Emiliano Nitti (raccogliendo al balzo un’iniziativa dell’ex patron Vavassori), presentò alla FIFA un ricorso volto all’ottenimento del premio di crescita e valorizzazione del franco-gabonese. A spanne, non meno di 200 mila euro secondo un calcolo percentuale legato alla cessione dal Milan al Saint-Etienne (un milione di riscatto nel dicembre 2011) e dai verdi loreni al Borussia (13 milioni più 2 di bonus nel luglio 2013). Peccato che nel frattempo il club tigrotto fosse fallito togliendo alla questione il necessario requisito della continuità. Niente piccioli quindi. Tocca accontentarsi di un post su Instagram. E del conseguente quarto d’ora di celebrità. Mentre al Milan (pare), l’iperattivismo social non sarebbe stato esattamente gradito.

                        Giovanni Castiglioni