Prendete il Minnesota. D’Inverno. Lande infinite. Spesso desolate. In alcune zone coperte di neve da metà ottobre alla fine di aprile. Un deserto bianco sopra il quale, se sei un ragazzo che ama lo sport, non resta che munirsi di tutta l’attrezzatura e giocare a hockey. Su ghiaccio, ovviamente. Molti amici di Tyler Cain ci hanno giocato. Per tanti anni. Lui no. Mamma sullo sport praticato con pattini, bastoni e pucks ha sempre detto “No, Tyler, l’hockey no, non si fa!”.
Così Tyler, stante il veto materno, ha seguito molto presto le orme di papà, ex-giocatore e allenatore di basket in high school. Nella sua Rochester è cresciuto, un bel po’, fino a diventare un buon giocatore. Prima degno di una chiamata dal College, a South Dakota, e in seguito protagonista di una più che rispettabile carriera da professionista in Europa. “Mai saputo perchè mia madre mi abbia vietato l’hockey. Forse perchè pensava fosse uno sport troppo duro o forse, più probabile, perchè desiderava che giocassi pure io a pallacanestro. Come mio padre”.

In ogni caso, vien da dire, meglio così. Per lui e anche per i tifosi di Varese che, oggi, hanno l’occasione di vedere all’opera un ragazzo serio e molto professionale, e anche un giocatore sempre utile, dotato di grande intelligenza cestistica, pregevoli movimenti di piede perno e spalle a canestro. Del resto, per rendersi conto dell’efficacia di Tyler, basta dare un’occhiata al tabellino prodotto contro Trento: 5 punti, 10 rimbalzi, 2 recuperi, 1 assist e 14 di valutazione. In soli 19 minuti di gioco, ne converrete, non è malaccio.
“Contro Trento – dice Tyler – abbiamo giocato tutti bene e anch’io ho fatto la mia parte portando alla squadra il contributo necessario in quella che, certamente, finora è stata la nostra miglior partita. Una gara che abbiamo preparato bene e affrontato con grande concentrazione fin dal salto a due. Il nostro approccio al match, di altissimo livello, ha subito annichilito Trento poi, è chiaro, col +30 finale siamo andati anche oltre le previsioni”.

Quali sono le tue aspettative per la stagione?
“Sono arrivato a Varese con un obiettivo chiaro in testa: portare l’Openjobmetis ai playoff. So che non sarà un traguardo semplice da raggiungere perchè il campionato italiano è competitivo e davvero equilibrato, ma il nostro cammino finora stato abbastanza positivo e nei fatti ce la siamo giocata alla pari contro tutti. Tuttavia, in una prospettiva di miglioramento dobbiamo aumentare la qualità e la continuità della nostra azione “imitando”, per così dire, proprio la partita contro Trento perchè – sottolinea Tyler, sposato con Kayla e papà di Carter, 19 mesi -, contro Trento, rispetto ad altre occasioni siamo stai bravi a mantenere elevata l’intensità per tutta la gara”.

Contro Trento 93 punti segnati con il 58% dal campo. Qual è la vera identità di Varese: squadra votata all’attacco o alla difesa?
“La strada indicata da coach Caja è nota a tutti fin dal primo allenamento: inseguire una grande efficacia difensiva perchè una buona difesa rappresenta sempre e comunque una certezza anche nelle giornate in cui l’attacco fa cilecca. Non a caso contro Trento il parziale del primo tempo è stato propiziato da una difesa impenetrabile che ha chiuso tutti gli spazi agli ospiti. Tuttavia, detto questo, se capita una brillante serata offensiva cerchiamo di cavalcarla alla grande perchè i giocatori con talento non ci mancano e, più importante, perchè il pubblico di Masnago, davvero coinvolgente per passione e calore, merita di vedere vittorie, ma anche basket-spettacolo”.

Ad Avellino, andrebbe bene anche solo vincere…
“Loro sono una squadra di grande valore, ma non imbattibile e in ogni caso – conclude fiducioso Tyler -, giocando come abbiamo fatto contro Trento possiamo mettere in difficoltà chiunque”.

Massimo Turconi