“A molti corridori dopo 250 chilometri di corsa si spegne la lampadina, invece, la sua luce irradia il circuito di Varese!”. Auro Bulbarelli, storico telecronista del ciclismo, urla di gioia quando, a meno di tre chilometri dal termine della prova in linea del campionato mondiale 2008, l’azzurro Alessandro Ballan si alza sui pedali e piazza lo scatto decisivo. Nessuno se lo aspettava. Lui sì invece. Sa che quello è il momento giusto, forse l’unico ed irripetibile per attaccare il sogno. E non c’è nulla che gli impedirà di realizzarlo. Non quel giorno in cui tutto sembra scritto come per un gioco del destino. A denti stretti, con gli occhi della tigre, procede o meglio vola verso il traguardo. Seminando tutti gli avversari increduli. Accompagnato, pedalata dopo pedalata, dall’incitamento di migliaia di tifosi italiani assiepati sulle tribune dell’ippodromo della Città Giardino. Che all’arrivo si sciolgono in un interminabile boato.

Tra la folla, inneggiante il suo idolo, un padre stringe forte al petto il proprio figlio. Una lacrima riga il suo volto. È gioia. È commozione. È amore. Sono tutte le emozioni insieme. La magia dello sport che si compie in un abbraccio. Momento che Renzo Oldani, presidente della Società Ciclistica Varesina Alfredo Binda, non dimenticherà mai. Culmine emotivo di una passione nata fin da piccolino.

DALLA BICI ALLA DIREZIONE –Ho cominciato a correre in biciletta a tredici anni – racconta lui –. Nella mia carriera sono riuscito a vincere una Varese Campo dei Fiori, un Giro della Provincia di Varese e anche l’ultima tappa del Giro dell’Iran insieme a tutta la mia squadra a Tehran. Ho avuto l’onore di vestire la maglia azzurra della nazionale italiana di ciclismo. Purtroppo però non sono riuscito ad arrivare al professionismo. Perciò ho scelto di smettere e dedicarmi ad altro, senza mai perdere però la passione per questo sport. Sono stato direttore sportivo di alcune società come l’Unione Ciclistica Sant’Ambrogio di Varese, ho collaborato con diverse associazioni. Cominciando dalla guida dei mezzi di trasporto al seguito della corse”.

IL FASCINO DELLA TRE VALLI – Fino a giungere alla presidenza di una delle realtà più importanti e influenti sul territorio. La Società Ciclistica Binda di Varese, intitolata al signore delle montagne Alfredo Binda, che da sempre organizza una delle grandi classiche più affascinanti: la Tre Valli Varesine. “È la gara madre – afferma Oldani –. Ha ben 97 anni di storia alle spalle. È ricca di tradizione e cultura che viene tramandata di padre in figlio.” Che riveste un’importanza colossale anche dal punto di vista della comunicazione. “Quest’anno è stata seguita da 90 paesi in tutto mondo. Tre ore di diretta su diversi canali: una pubblicità nel mondo per la città di Varese. Un modo per promuovere le sue bellezze ed attirare i turisti”. Cosa che era accaduta anche in occasione dei Mondiali di ciclismo del 2008 tenutisi proprio a Varese, dopo cinquant’anni.

TALENTO DA VENDERE – Una vetrina fondamentale per il ciclismo nostrano che sta attraversando un periodo di grande crescita. “Attualmente il ciclismo varesino è in una fase di stand by – commenta Oldani –. In generale posso dire che ci sono molti giovani talentuosi da scoprire. Che stanno e possono continuare, crescendo molto bene. Abbiamo dei grandi campioni come Nibali, Aru, Moscon”. Per diventare dei fuoriclasse come l’inimitabile Marco Pantani ci vorrebbe quel qualcosa in più nel carattere per essere non solo dei ciclisti, ma anche dei personaggi.

Se c’è uno sport che più degli altri è metafora della vita, questo è proprio il ciclismo. Che non ti lascia scampo. Che non ha pietà. Perché se stai affrontando una salita ripidissima non puoi tirarti indietro. Devi continuare. E se cadi, devi subito rimetterti in sella per riprendere a pedalare, anche se pieno di cicatrici, ferite, lividi e con la tuta tutta strappata. “Il ciclismo mi ha aiutato a saper soffrire per raggiungere un obiettivo – conclude Renzo Oldani –. Mi ha insegnato la disciplina, l’importanza del crederci sempre e non mollare mai fino all’ultimo. Insomma devo ringraziare questo sport che mi permesso di crescere elaborando il mio carattere su valori importanti”.

Alessio Colombo