Forse, chi più è rimasto impresso nella memoria collettiva è Arjan Komazec, l’asso croato che in maglia biancorossa stupì per la sicurezza del gesto tecnico e per la capacità di incidere sulle partite con la facilità di una lama che s’infila in un panetto di burro. Oggi, però, non parleremo di lui.

Nell’arco di pochi anni – a cavallo tra quel decennio ’90 che un altro croato quale Velijko Mrsic avrebbe chiuso trionfalmente con lo scudetto della stella e l’avvio del nuovo secolo – Varese scovò sul mercato slavo diversi campioni nel ruolo di esterno. Tra questi, certamente, il serbo Nikola Loncarche visse in maglia biancorossa una buona stagione 1996/97, ma in quell’8° giornata del torneo 2002/03 a rifulgere fu lo sloveno Boris Gorenc.

Fu infatti il gran protagonista di un buon successo esterno dell’allora Metis sul campo di Avellino: nella vittoria al fotofinish per 86 a 84, l’ala di poco meno di m. 2 cresciuta nel prolifico vivaio dell’Olimpia Lubiana sfavillò con ben 32 punti, frutto di un eccellente 7/10 da due punti e di 3 canestri su 5 tentativi nelle triple. A impressionare sono però i ben 11 falli subiti, che fruttarono un buon bottino di tiri liberi. Non sorprenda questo dato: se in giornata, come appunto quel 3 novembre 2002 in terra campana, Gorenc sapeva essere ficcante nelle sue percussioni, difficilmente arrestabili dalla difesa avversaria.

Non era una gran squadra, a dire il vero, quella Metis guidata in panchina dal francese Beugnot: il quintetto pagava un po’ l’equivoco Podkolzine, il gigante russo di oltre m. 2.20 che mai trasformò il suo enorme potenziale fisico in dato concreto sul parquet. Il campionato terminò con un record di sole 14 vittorie a fronte di 20 sconfitte che lasciò un po’ di amaro in bocca. Boris Gorenc, però, viaggiò a una media di 21,3 punti e il suo ricordo è ben vivo nella mente degli cestofili varesini.

Antonio Franzi