In principio fu il Danilo. E da allora nell’universo tigrotto quando si dice Filippini il sorriso lascia spazio ad una smorfia. Ma a proseguire la tradizione sinistra del cognome in oggetto, in anni recenti hanno provveduto due gemelli allenatori la cui tradizione contro la Pro Patria è sovrapponibile al percorso netto. Divagazione a parte, l’argomento torna comodo nella settimana che precede il confronto tra i biancoblu di Javorcic e il Trento del (semi)nuovo tecnico Antonio Filippini (domenica ore 14.30, stadio “Speroni”).

Andiamo per gradi. Chi era Danilo Filippini? O meglio, chi è, visto che il personaggio è contemporaneo. L’aneddotica è sterminata. Solo per i parziali, un poliedrico imprenditore di Cugliate Fabiasco che a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 è stato presidente, direttore generale, persino facente allenatore del club di via Cà Bianca. Risultati? Pessimi tendenti al tragico con la squadra finita in Eccellenza prima del provvidenziale subentro della famiglia Campo. Nell’immaginario collettivo, il nostro è rimasto scolpito ad imperitura memoria per la mongolfiera sfoderata ad una presentazione e per una battaglia legale nei primi anni 2000 con l’allora Presidente della Lega Nazionale Dilettanti Carlo Tavecchio (chissà che non avesse visto lungo…). Ma anche (se non soprattutto), perché ancora oggi è titolare del marchio Pro Patria et Libertate, ragione sociale che fino alla fusione del 1995 ha rappresentato il sigillo degli anni d’oro. Si era parlato di una possibile cessione all’Amministrazione Comunale ma al momento lo status quo è rimasto. Insomma, in un modo o nell’altro (facciamo pure l’altro), Danilo Filippini è entrato nella storia tigrotta.

E veniamo ai gemelli bresciani. Partendo da Emanuele Filippini che nella sua passata esperienza al Ciliverghe ha messo in fila tre precedenti con la Pro Patria ed altrettanti successi: 0-2 a Busto il 16 ottobre 2016 (doppio Bertazzoli); 3-0 a domicilio lo scorso 19 febbraio (Galuppini due volte e Chinelli); 2-1 nei playoff il 14 maggio (sempre Galuppini e Chinelli oltre a Disabato). Tu chiamala se vuoi nemesi. E il fatto che (dopo l’esonero di Quaresmini), ora alleni il Rezzato, dovrebbe fatalmente far accendere la spia.

Con il fratello Antonio (per inciso, approdato per Vecchiato al Trento proprio grazie all’1-5 inflitto dal Rezzato del gemello di panca), l’incrocio è singolo. E coincide con il suo esordio come tecnico del Lumezzane: 1-2 allo “Speroni” (Sarao, Santana, Valotti) il 20 febbraio 2016 in Lega Pro. A fine gara, l’allenatore rossoblu girò anche il coltello nella piaga dicendo: “Sapevamo che loro attaccavano in maniera disordinata“. Alessio Pala prese cappello dovendo mandar giù sconfitta e analisi tattica. Quando si dice, la beffa oltre il danno.

Tutto questo per arrivare ad una conclusione tanto banale quanto inequivocabile. Dici Filippini e tocchi ferro. Cioè (almeno per due), affari di famiglia. Quest’anno più che mai.

Giovanni Castiglioni