Liofilizzata in 90’, quella di Darfo è stata la metafora della stagione tigrotta. Marcata superiorità sul campo non ancora sufficiente a mettere sotto l’avversario. Cioè, per estensione, ad ammazzare il campionato. Sul fatto che la Pro Patria sia la miglior squadra del Girone c’è davvero poco da eccepire. Banalmente, lo dice la classifica. Ma lo status in questione (al momento) non ha garantito di blindare l’agognato risultato finale. Per i meno scaramantici, la promozione. Fare le pulci ad una formazione campione d’inverno, uscita indenne dal campo della seconda in graduatoria e con la porta inviolata da 275’ sa tanto di sofisma. Ma alcune criticità emerse anche ieri in Valcamonica meritano un’analisi adeguata.

Per la terza trasferta consecutiva i biancoblu sono rimasti a secco di vittoria e di gol. Sconfitta 1-0 con la Pergolettese, reti bianche a Levico e (appunto) ieri a Darfo. Soprattutto, per la terza trasferta consecutiva, i ragazzi di Javorcic hanno (di fatto) concesso la prima mezzora agli avversari. Forse un modo per far sfogare la controparte. Forse (più semplicemente), un impatto non idoneo alle gare. Circostanza contraria a quanto occorso in casa dove nelle ultime tre uscite la prima segnatura è sempre arrivata entro il 30’. Fattore campo? Certamente. Ma l’effetto “Speroni” non può spiegare tutto.

Sul piano offensivo, una certa Santana dipendenza affiora qua e là. Dieci reti per il patagonico nelle prime 9 gare (21 punti a bilancio). Soltanto (si fa per dire), la doppietta contro il Trento nelle ultime 6 presenze in cui la Pro Patria ha raccolto 11 punti. In trasferta Marito non timbra invece dal 18 ottobre (0-1 con la Virtus Bergamo). Aprire un caso sarebbe ridicolo. Ma la minore incisività in zona gol del capitano presupporrebbe che il testimone del tabellino fosse ceduto ad altri. Cosa non ancora avvenuta. In particolare per Le Noci il cui apporto alla causa bustocca è ancora nettamente inferiore alle sue indubbie (ed enormi) qualità. Per l’attaccante comasco potrebbe valere il “Protocollo Colombo”. Qualche mese per capire una categoria più ostica di quanto chi arriva da altri palcoscenici si aspetterebbe, poi il definitivo decollo. Solo auspicando tempistiche più ridotte.

I margini di miglioramento della squadra (forse) sono tutti in panchina. Nel senso che Disabato, Pedone, Gucci, Bortoluz e lo stesso Mozzanica rappresentano valori aggiunti attualmente relegati tra le alternative ma pronti a rimettere in discussione gerarchie solo apparentemente consolidate. Aspetti su cui verrà posto l’accento durante la sosta. Tre settimane per ricaricare batterie nervose, fare il tagliando alla preparazione atletica e (da ultimo), preparare la supersfida al rientro contro il Lecco. Incrocio decisivo? Per i blucelesti (probabilmente) sì. Per la Pro Patria (in fondo) anche.                       

Giovanni Castiglioni
(foto da sito Darfo Boario)