Quando si parla con Alessandro Monti si parla inevitabilmente, ma non solo, del Buguggiate. Tra i soci fondatori della società biancazzurra, con l’affiliazione alla Figc nella stagione 1981-1982, da sempre nel consiglio direttivo, Alessandro Monti riveste dal 1992 il ruolo di presidente del Buguggiate. Insomma, una vita dedicata al mondo del calcio.
Come nasce il suo impegno dirigenziale nel mondo del calcio?
“Sono stato un giocatore di calcio e quando ho smesso è rimasta la passione. Insieme ad altre persone, mi sono voluto impegnare fondando una società calcistica per dare la possibilità ai ragazzi di giocare”.
Cosa ricorda degli inizi?
“A Buguggiate c’era già una squadra che faceva il campionato Csi, ma noi avevamo l’ambizione di creare un club che potesse fare i campionati federali riuscendo ad avere le squadre per tutte le categorie e coprendo tutte le fasce di età. Non pensavamo di durare tanto e invece sono più di trent’anni che esistiamo, durante i quali abbiamo vinto campionati e, partiti dalla Terza Categoria, abbiamo giocato in Prima categoria per più stagioni”.
Qual è l’impronta dirigenziale del Buguggiate?
“Non drammatizziamo mai il risultato. Certo, vincere fa piacere a tutti e ci vuole sempre anche fortuna per farlo, ma la cosa più importante è che i ragazzi continuino a giocare e divertirsi. Da noi i ragazzi, parlo di Prima squadra, vengono a giocare prendendo solo un rimborso spese, ma poi nessuno vuole più andarsene. Per noi dirigenti è una grande soddisfazione”.
Quali sono le difficoltà maggiori nel gestire una società di calcio?
“Riuscire a tenere i conti in equilibrio è senz’altro l’aspetto più importante e più delicato. A Buguggiate tutti i costi sono a carico dei soci, a parte l’utilizzo del campo, che da sempre, da quando abbiamo fondato la società, ci è dato in comodato d’uso dalla parrocchia. Nella scorsa stagione abbiamo rifatto l’impianto idraulico degli spogliatoi e, senza contare queste spese straordinarie, i costi di gestione di una realtà come la nostra si aggirano tra i 40 e 50 mila euro a stagione. Una mano ce la danno alcuni sponsor storici che comprendono i riflessi benefici della nostra attività all’interno della comunità di Buguggiate e dei comuni limitrofi”.
Dal 1992 lei è il presidente del Buguggiate, cosa le piace di questo ruolo?
“È un ruolo di responsabilità che mi piace prendermi. Mi piace vedere i ragazzi giocare a calcio e, insieme ad altre persone, riuscire a dare loro questa possibilità, mi riempie di soddisfazione. Fin quando mi divertirò, andrò avanti”.
Quali requisiti deve avere un buon presidente?
“Prima cosa bisogna avere tanta pazienza, poi essere bravi e fortunati nella scelta dei collaboratori e, se non si ha un portafoglio ampio, bisogna saper trovare i fondi da quelle persone che comprendono e sono vicini all’attività sportiva. Infine, bisogna avere idee e ingegnarsi per tenere in piedi tutta l’organizzazione societaria”.
Quali sono, se ci sono stati, i cambiamenti più rilevanti che hanno attraversato il calcio in questi 35 anni?
“Sono cambiati i ragazzi. Trent’anni fa c’era più passione, più predisposizione al sacrificio. Oggi i ragazzi hanno più possibilità e il calcio spesso è vissuto come un’attività ricreativa, per distrarsi, senza la voglia di fare sacrifici che la pratica sportiva richiede. Molti ragazzi mollano. Noi da due stagione non facciamo più la squadra Juniores perché, a fronte di 28 tesserati, alla partita del sabato pomeriggio si presentavano in 12-13. Tutto ciò, nonostante una buona partecipazione agli allenamenti. Ciò ci ha fatto comprendere che il calcio è vissuto come un diversivo, non un impegno da portare avanti con serietà e passione”.
Ci sono giocatori che ricorda volentieri?
“Tanti, faccio due nomi: Ricci e Salvini. Ricci era un ragazzo di grande talento che avrebbe potuto diventare un giocatore professionista, ma che, di fronte a una concreta possibilità, ha preferito proseguire gli studi. Salvini, anche lui era un ragazzo molto bravo calcisticamente, i due giocavano insieme nella nostra Juniores e facevano molti gol. Salvini si è legato a noi per molti anni”.
Quale augurio vuole fare al mondo del calcio e in particolare al suo Buguggiate?
“A tutti gli addetti ai lavori e alle persone impegnate nel mondo del calcio auguro di avere sempre la voglia di fare sacrifici per dare ai ragazzi la possibilità di giocare, senza drammatizzare mai il risultato, perché nello sport come nella vita sono di più le sconfitte delle vittorie. Al mio Buguggiate auguro di rimanere sano e con i conti in equilibrio e di riuscire sempre a far stare bene gli atleti che decidono di vestire la nostra casacca”.
Marco Gasparotto