Salivazione azzerata, nervi a fior di pelle. E’ il momento. Ai blocchi di partenza. Pronti… un attimo interminabile con l’orecchio teso al minimo rumore. Eccolo: il suono elettronico. Via! Un tuffo profondo nell’acqua, che non sembra poi così fredda. O forse non ci fai nemmeno caso. Poco importa. A tutta verso il traguardo. Tutti i rumori esterni sembrano ovattati, tu più leggero. Con la testa oscillante disegni piccoli archetti in su e in giù. Per prendere ogni tanto quel poco di fiato indispensabile. Bracciata dopo bracciata macini metri su metri. La gambe spingono bene, le braccia pure. Giro di boa e poi di nuovo a tutta fino in fondo. Fino a che non senti al tatto la piastra. E’ finita. Ma non c’è tempo per riprendere fiato. Una rapida occhiata all’indietro: primo posto e record. Hai vinto. Sei il migliore oggi, da domani: “quello da battere”.

“La forza non deriva dalla capacità fisica – ripeteva Gandhi –. Deriva da una volontà indomita”. Sta tutto lì il segreto del successo: nella testa. Dal potere della sua mente e dalle sue indubbie qualità è partito Nicolò Martinenghi, primatista italiano nei 100 rana, talento cristallino del nuoto nostrano che, appena diciottenne, può vantare già una presenza ai campionanti mondiali di Budapest 2017.

RANISTA PER CASO Diciamo che il mio avvicinamento al nuoto è stato un po’ casuale – racconta il nuotatore di Azzate classe ’99 –. Inizialmente giocavo a basket, passione trasmessami da mio papà, e il nuoto lo praticavo solo per i corsi poiché indispensabili per un bambino. Poi grazie ad un amico che nuotava mi sono avvicinato al nuoto agonistico. Ho portato avanti entrambi gli sport fino a 10/11 anni circa per poi abbandonare il basket, visto che il nuoto iniziava a richiedere impegno”. Ed è stato amore a prima vista con lo stile della rana. Quasi una scelta naturale dettata dall’animo fantasioso di Nicolò: “Sono molto creativo sia nello sport che nella vita. Nella rana, diversamente da tutti gli stili, non esiste una nuotata perfetta. Ognuno deve inventarsi una propria nuotata e rendersela sua. Forse è per questo che riesco ad esprimermi al meglio in questo stile”.

LA POTENZA DELLA MENTE – Incoscientemente scaramantico. Talentuoso ma soprattutto determinato, Nicolò Martinenghi nonostante la giovane età ragiona già da esperto. Con le idee ben chiare nella testa. Pedigree del campione, frutto del costante allenamento fisico svolto con il suo allenatore, Marco Pedoja: “Il rapporto con l’allenatore viene spesso sottovalutato, ma nel mio caso credo che sia la carta vincente. Ho un bellissimo rapporto con lui. Sarà anche la vicinanza di età, ma ormai lui sa perfettamente come comportarsi e cosa fare con me, abbiamo trovato un giusto equilibrio”. E mentale. Fino a qualche anno fa il giovane ranista varesotto aveva anche un mental-coach con cui “si lavora sulla gestione dell’ansia. Viene sottovalutato molte volte, ma la maggior parte della prestazione di un atleta è dovuta dalla sua forza mentale”.

PICCOLO GRANDE CAMPIONE – 59″01, record italiano nei 100 rana, è il crono che testimonia la validità di un ragazzo dalla faccia pulita che con carisma si è ritagliato un ruolo di tutto rispetto all’interno del gruppo azzurro. “L’anno scorso ero il più giovane della nazionale e mi aspettavo di essere trattato diversamente, ma fortunatamente mi sbagliavo – racconta Nicolò –. Fin da subito tutti si sono dimostrati disponibili e mi hanno fatto entrare nel gruppo. Facendo i collegiali con i velocisti, però, devo dire di aver legato di più con loro”. Gruppo di cui fa parte anche Fabio Scozzoli, modello da seguire per Nicolò che intravede in lui le qualità dell’atleta ideale: “Credo sia la persona giusta alla quale ispirarsi. Lavora sodo, non sbaglia mai nessun dettaglio, devoto al lavoro e disponibile ad aiutare con la sua esperienza chiunque abbia bisogno”.

In acqua, si sa, tutto sembra più leggero. La testa si libera da tutto. Non dai sogni però. Quelli non pensano e vi rimangono sempre incollati. Dandoti la forza per andare avanti e non mollare mai: “Il mondiale è stato una gran bella esperienza. Entrare nell’arena per la staffetta con tutto quel pubblico è stato davvero emozionante – afferma Nicolò –. Non voglio fermarmi qui. I cinque cerchi sono il sogno di ogni sportivo… Vorrei andare a Tokyo non solo per partecipare a un’Olimpiade, ma per dire la mia”.

Alessio Colombo