Quanta paura fa la novità? Tanta. Troppa. Come l’attimo prima di tuffarsi da una scogliera: dai uno sguardo al mare che brilla sotto di te ed un brivido percorre la tua schiena. Il timore da un lato a cercare di farti ragionare: “Non lo fare. È troppo pericoloso”. La follia dall’altro a sussurrarti nell’orecchio che proverai un’emozione senza precedenti. L’eterno bivio della vita: Prendere o lasciare? Partire o restare? Destra o sinistra? Pro o contro? Si potrebbe andare avanti così per ore senza trovare una risposta soddisfacente, perché in fondo una risposta nemmeno esiste. Dipende dai casi, dalle persone, dai momenti. Esistono dei momenti nella vita che vorresti non finissero mai. Altri in cui l’esigenza di cambiare si insinua nella tua testa per non abbandonarti mai più. Se è vero dunque che chi si ferma ha più vita, ma chi va ha più strade, vale la pena rischiare in quei momenti. Abbandonare il tutto e tentare il salto nel vuoto… per trovare cosa?
Riccardo Crosta, talento 19enne tradatese del football americano nostrano, fresco vincitore del campionato Under 19 coi Seamen Milano, quel passo verso l’ignoto l’ha fatto, trovando al di là della soglia la sua vita.

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COLPO DI FULMINE –Ho cominciato giocando a calcio – rivela lui –. Non ero eccezionale. Mio padre, che mi portava anche da bambino alle partite di football, mi ha fatto conoscere questo sport. Ci ho provato perché non avevo nulla da perdere ed è stato amore a prima vista”. Con gli occhi pieni di orgoglio Riccardo spiega: “È il gioco di squadra perfetto. Lo sentivo molto. Lo spirito di squadra. Ti dà emozioni che gli altri non ti danno. Mio padre mi ha aiutato molto in tutto questo. Mi ha spronato sempre lasciandomi decidere da solo”.

PERFECT SEASON – Nonostante la giovane età Riccardo Crosta ne ha già fatta di strada. Partendo da Varese dove ha vestito la maglia degli Skorpions, squadra a cui è rimasto particolarmente legato, passando per la convocazione in Nazionale fino ad arrivare a Milano coi Seamen (in prestito) con cui ha raggiunto la vittoria del campionato italiano Under 19 La stagione perfetta: siamo partiti da zero, ricostruendo il gruppo, e siamo migliorati partita dopo partita – giocate tutte rigorosamente indossando sotto la divisa ufficiale la maglia degli Skorpions –. Non abbiamo mai perso. È stato fantastico, anche perché a livello giovanile il tempo per vincere un campionato è stretto. Un crescendo di emozioni… Sono qui da quattro mesi ma mi sento già a casa”. Con il titolo di campione italiano è arrivato anche il premio di miglior giocatore della stagione: “L’MVP mi riempie di orgoglio, ma non ci do troppo peso. Penso più alla squadra.”

VIAGGIO A STELLE E STRISCE – E poi quei dieci mesi negli States, a Fort Wayne nell’Indiana, che l’hanno cambiato. “E’ stata l’esperienza più bella della mia vita – afferma Riccardo –. Ho vissuto il football 24h su 24. A livello sportivo è stata fantastica, ma anche a livello personale. Sono cambiato come persona. Ci ho messo un po’ ad inserirmi nella squadra”. Un’esperienza che gli ha permesso di venire a contatto con una mentalità sportiva totalmente differente dalla nostra:Sono molto competitivi. Secondo me è un pregio perché aumenta la qualità. Nessuno camminava mai, non si risparmiavano, la preparazione è ottima. In America, inoltre, la scuola si lega allo sport. È un punto a loro favore. La scuola, essendo cosciente delle attività dei ragazzi, dà la possibilità di concentrarsi in tutte le cose nel migliore dei modi”.

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Sulla falsariga del modello americano, Riccardo si divide ora tra lo sport e gli studi universitari che non sembrano essere per lui motivo di rinuncia… anzi. “Mi ha insegnato a condividere tutto ciò che ho con altri. Ad essere responsabile verso i miei impegni. Grazie al football ho compreso cosa vuol dire giocare in una squadra e ho imparato a vivere in una famiglia. Ho conosciuto persone nuove, allargando le mie amicizie e le mie prospettive. Sono cresciuto e continuerò a crescere. Il futuro momentaneamente è un’incognita. Non so ancora come andrà a finire l’avventura qui a Milano. Pensando in grande desidero arrivare a giocare in Prima Divisione italiana. Ma il grande sogno, anche se obiettivamente è molto complicato, rimane sempre l’America…”

Alessio Colombo