Chi l’avrebbe mai detto che il sentimento prevalente prima di una difficile sfida contro la capolista Brescia sarebbe stato l’entusiasmo? Il pubblico biancorosso, come sempre, ha dimostrato che basta una piccola scintilla per ritrovare il calore e la carica di sempre. Dopo un girone d’andata complicatissimo, la Openjobmetis ha piazzato un po’ a sorpresa – anche se allenatore e giocatori si erano sempre detti fiduciosi che il lavoro avrebbe pagato – tre successi in fila per aprire la seconda parte di stagione, scatenando nuovi sogni nei tifosi che si stavano rassegnando ad un altro campionato di basso profilo.

Intendiamoci, non è cambiato niente negli obiettivi di Varese e nella testa di chi va sul campo: i biancorossi non hanno ancora ottenuto la salvezza e non possono permettersi di pensare ad altro. È lecito e pienamente comprensibile, però, che i tifosi in un momento del genere possano lasciarsi trascinare dall’entusiasmo e ricominciare a sognare. La classifica adesso è molto più amichevole rispetto a tre settimane fa: Varese ha guadagnato sei punti di vantaggio sull’ultimo posto e ha solo quattro lunghezze di distacco dal terzetto (Cremona, Cantù e Sassari) che al momento sta lottando per gli ultimi due posti validi per la post-season.

Riuscire a rimanere, nel corso di questo girone di ritorno, più vicini all’ottavo posto rispetto che all’ultimo sarebbe già un notevole successo, oltre che in qualche misura la conferma di una consuetudine stabilita in anni recenti: anche nelle precedenti tre stagioni Varese aveva rialzato la testa solamente nella seconda parte di stagione. La novità è che la crescita esponenziale non si è verificata in seguito ad un arrivo di spicco (Maynor nel 2015, Chris Wright nel 2016 e Dom Johnson nel 2017), ma semplicemente attraverso il lavorosvolto giorno dopo giorno.

Non che Varese sia rimasta immobile sul mercato perché comunque sono arrivati Vene e Larson per sostituire Hollis e l’infortunato Waller. Però, ad oggi, anche per questioni di tempo, sarebbe difficile affermare che siano stati loro a cambiare la squadra. L’estone si è distinto per una certa solidità e per la bravura nel leggere la difesa avversaria, il playmaker invece ha giocato solo in due gare – per 24 minuti complessivi – e non ha quindi ancora avuto la possibilità di incidere.

Questi due innesti possono rappresentare un’ulteriore occasione di crescita per la Openjobmetis: se infatti il cambio di rotta è arrivato principalmente per motivazioni interne e per un miglioramento complessivo e costante avvenuto settimana dopo settimana, allora l’inserimento nei meccanismi di due nuovi giocatori – quando avverrà in maniera completa – non può che essere una buona notizia in più per Caja. Larson, comunque, entra in un ruolo – quello di play/guardia – che è stato svolto egregiamente da Tambone e Avramovic in assenza di Waller e che sta vedendo ora un Wells più incisivo rispetto al girone d’andata.

I piccoli potrebbero essere dunque fautori della definitiva svolta perché potrebbero fornire al reparto – quando Larson sarà a pieno regime – una pericolosità che per lungo tempo non è stata nelle corde della Openjobmetis. Un fattore da non trascurare: consentirebbe a Varese di poter variare maggiormente spartito – come già fatto magistralmente con Cantù – in funzione delle caratteristiche dell’avversaria. Brescia e la sua particolare pallacanestro, in tal senso, possono costituire un test ulteriore per misurare lo stato di perfezionamento della Openjobmetis. Le gerarchie verranno rispettate o Varese piazzerà la quarta impresa?

Filippo Antonelli