Il Varese si è ritrovato ad affrontare la settimana più dura degli ultimi anni. La situazione è preoccupante e al momento non si vedono spiragli sul fronte societario. Giovedì scorso l’amministratore unico Paolo Basile ha annunciato la fine del dialogo coi Catellani in merito alla cessione del club e ha consegnato la patata bollente al sindaco Davide Galimberti. I dialoghi, come confermato dal primo cittadino di fronte a un centinaio di tifosi che sabato mattina hanno fatto sentire la loro voce a Palazzo Estense, sono reali, ma parlare di una vera e propria trattativa in corso non sarebbe corretto. Attualmente il passo indietro di Sauro Catellani, presidente aleatorio, e il potenziale finanziatore da lui individuato sembra scontato considerato che finora il contributo economico dei nuovi arrivati, che si sono insediati a dicembre contemporaneamente all’allontanarsi di Basile, è stato pari a zero. Non sono intervenuti con un acconto nei confronti dell’Aspem che aveva staccato l’acqua a causa della morosità e ora non si sa fino a quando sarà garantita, né tantomeno hanno contribuito alla trasferta di Arconate: a pagare pranzo e pullman ci ha pensato l’amico di sempre Paolo Maccecchini che con la sua Ferramenta è pronto a sponsorizzare anche la prossima a Caronno Pertusella. Attualmente le operazioni da parte del procuratore mantovano hanno riguardato esclusivamente la rosa con i tesseramenti di un paio di giocatori (La Ferrara, De Carolis e Pedrabissi).

A bloccare qualsiasi tipo di contrattazione è la mancanza di un bilancio certificato; non avere la certezza del passivo del club (500, 600, 700mila euro?) rende impossibile capire di quante risorse c’è bisogno. Il Varese dunque è a un passo dal crac, in realtà proprio il fallimento pilotato potrebbe essere una soluzione, come lo fu trent’anni orsono, ma per farlo serve portare i libri in tribunale (e non dal sindaco); l’ipotesi del curatore fallimentare non è ancora stata presa in considerazione da chi detiene le quote biancorosse, perché?

In tutto questo c’è una squadra che continua ad allenarsi e a scendere in campo in cerca di punti salvezza mentre sono attesi punti di penalizzazione per i mancati pagamenti della scorsa stagione. Ferri e compagni, che non percepiscono i rimborsi spese da novembre, non stanno vivendo questo incubo passivamente, si sono già rivolti all’Associazione Calciatori e tra qualche giorno faranno scattare a loro volta le vertenze.

Nel vaso biancorosso di Pandora c’è anche la negativa gestione sportiva della squadra che, considerati i problemi ben più gravi, è passata in secondo piano, ma qui nessuno deve considerarsi esente da colpe. Vincere sul campo avrebbe potuto aiutare il club? Forse, ma è possibile farlo senza una stabilità economica? Perché il Varese non girava nemmeno quando i problemi sembravano non esserci? Un vaso che non può essere scoperchiato.

Elisa Cascioli