Un dato che probabilmente non significa molto, ma che poteva comunque fare piacere: in virtù della sconfitta di Reggio Emilia nell’anticipo del sabato sera, per quasi ventiquattro ore la Openjobmetis è stata l’unica squadra imbattuta nel girone di ritorno. Sarebbe stato bello mantenere questa lusinghiera statistica almeno per una settimana, ma non era destino: non è stato possibile tenere il passo contro una Pistoia oggettivamente più carica e più grintosa.

Il basket non è fatto solo di valori, di singoli e di momenti di forma: c’è anche un fattore motivazione, che è fisiologico e difficile da stimolare a tavolino. Indubbiamente, dopo i grandissimi risultati di inizio girone di ritorno, per Varese questa partita era meno importante che per Pistoia. Una considerazione che non basta per giustificare una sconfitta, ma che può servire per comprendere come mai i toscani siano parsi fin da subito più aggressivi.

Non che Varese non ci abbia provato e questa è una nota di merito. Anche dinanzi ad una sfida che si è presentata subito come complicata sul piano dell’energia, i ragazzi di Caja – senza Ferrero e con Wells in campo per soli 19 minuti – ci hanno provato a resistere alla carica di Pistoia e a riaprire la partita nel finale, con Tyler Larson che si è reso protagonista di un paio di giocate molto interessanti. La The Flexx, però, non si è fatta spaventare e ha archiviato la pratica a suon di triple.

Come spesso accaduto in questo campionato, la Openjobmetis ha provato a puntare proprio su questo aspetto, chiudendo l’area e lasciando spazio sul perimetro: in realtà la tattica avrebbe anche funzionato, perché Pistoia ha tirato male da due (38.5%) e niente più che benino da tre (34.9%), ma l’alto numero di conclusioni dall’arco della The Flexx (43 tentate) ha permesso comunque ai toscani di trovare un’efficacia sul lungo termine (15 triple a segno, di cui 11 nel secondo tempo).

È stato in particolare il terzo quarto, dopo una prima metà di gara molto equilibrata, a dare il largo a Pistoia: McGee si è messo a fare il McGee, Gaspardo gli ha dato manforte e la The Flexx è arrivata al 30’ sul +7. In questa frazione di gara, i toscani hanno trovato uno strepitoso 7/11 da tre che ha vanificato tutti gli sforzi difensivi dei biancorossi. Sforzi che vanno riconosciuti: Varese ha seguito il suo piano partita, non concedendo a Pistoia facili contropiedi, ma i toscani sono stati bravi a trovare un’altra arma.

Fa impressione, nel provare ad analizzare questa sconfitta, constatare che il dato a rimbalzo avrebbe in realtà premiato la Openjobmetis: Varese ha preso gli stessi rimbalzi offensivi (16) di Pistoia e ne ha catturato addirittura uno in più nel complesso. Stupisce perché, come dicevamo all’inizio, l’impressione sul campo è stata quella di una The Flexx feroce nel gettarsi su tutti i palloni e nello strappare secondi possessi cruciali per mantenersi avanti nel punteggio.

Andando sui singoli, Caja ha trovato un’altra straordinaria prestazione da uno Stan Okoye (23 punti e 10 rimbalzi con 9/17 al tiro) mai uscito dal campo, anche a causa delle rotazioni accorciate per l’infortunio di Ferrero. Avramovic (11 punti) e Larson (9) si sono limitati a qualche guizzo, Cain – chiamato agli straordinari per i quattro falli commessi in sei minuti da un Delas in pesante ritardo di condizione – ha garantito la solita sostanza. Ha inciso poco Wells (3 punti, 1/6 dal campo), mentre il suo diretto avversario Moore risultava protagonista assoluto con 13 assist.

Nessun dramma, in ogni caso. Le quattro vittorie con cui la Openjobmetis aveva aperto questo girone di ritorno hanno fatto sì che questa sconfitta risultasse sostanzialmente indolore. Varese mantiene otto punti di vantaggio su Pesaro (travolta a Cremona), né si è allontanata troppo da quella zona Playoff che resta il sogno proibito. Per mantenerlo vivo, però, servirà vincere a Trento. Sarebbe un’impresa, ma questa OJM ci ha abituati a considerare tutto possibile.

Filippo Antonelli