Robert Havlicek, 45 anni, di origine croata, è allenatore della squadra cassanese che attualmente si trova nel massimo campionato nazionale di Serie A. È lui che dal 2006 guida la squadra riuscendo a condurla, dall’anno scorso, a questo livello.
Ha iniziato a giocare all’età di 10 anni, quando andava a scuola. Un professore, che era anche allenatore, gli chiese di entrare a far parte della sua squadra, lui accettò e da allora giocò nei campionati juniores e fece parte della nazionale croata. Un anno di militare lo costrinse alla pausa fino a 22 anni, quando riprese dapprima in una squadra di serie A2 croata, ma, vedendo il suo talento, venne immediatamente spostato nella serie che gli spettava, l’A1. Da allora giocò nel massimo campionato in Croazia, poi nel 1998-99 venne in Italia a Modena, poi in A1 in Slovenia e infine a Cassano verso la fine della sua carriera, militando in serie A2, il campionato nel quale il Cassano si trovava in quel periodo.
Da quando sei a Cassano?  Come sei arrivato?
 “A 34 anni mi hanno chiamato qui a Cassano e ho giocato fino a 39 anni. Massimo  Petazzi aveva un buon rapporto con Igor Poklar, che era l’allora allenatore del Cimos Kopper, conosciuto grazie ai Memorial Tacca organizzati qui a Cassano e che ospitano molte squadra straniere. Questo allenatore mi conosceva e ha suggerito il mio nome a Petazzi, lui poi mi chiamò e mi convinse a venire qui a Cassano”.
Che ruolo giocavi nel Cassano?
“In tutta la mia carriera i miei ruoli sono stati sempre centrale o terzino in egual modo”.
Come ti trovavi qui come giocatore?
“Il  livello al quale ero abituato io era più alto perché giocavo in A1 e invece qui il campionato era di serie A2, ma mi sono divertito giocando, avevo molte responsabilità ma è stato un bel periodo”.
Ora sei allenatore, in cosa sono cambiate le tue responsabilità?
“Molte più responsabilità, quando sei giocatore devi pensare prima alla tua salute, alla forma fisica, quando giocavo avevo sì responsabilità perché giocavo ruoli importanti ma ora da allenatore è diverso: non si ha mai pace. Si deve sempre pensare a qualcosa, alle soluzioni, a cosa è meglio. Per me è più bello essere giocatore”.
Tu sei Croato, quali sono le differenze tra la pallamano italiana e quella croata?
“La Pallamano croata è una delle più forti scuole nel mondo e la nazionale è tra le prime quattro cinque squadre migliori nel mondo. Ovviamente è anche molto più pesante in termini di allenamenti, di tecnica, non c’è mai relax e qui invece sì. Poi in Croazia c’è molta concorrenza per la qualità di giocatori, bisogna essere sempre al Top, qui in Italia manca la concorrenza”.
Cos’è per te la pallamano?
“È troppo importante, tutta la mia vita si è basata sulla pallamano. Non avere la pallamano è come non avere una parte del corpo. Io ringrazio Dio per avermi dato ciò che amo di più e avermi permesso di farlo tutta la vita”.

Federica Scutellá