Spesso si sostiene che il calcio sia un ambiente chiuso, che non permette a chi non ha fatto esperienze nel professionismo di arrivare a certi livelli e, per suffragare questa teoria, vengono citati come eccezioni che confermano la regola i casi di Arrigo Sacchi e Maurizio Sarri. Senza entrare nel merito di questa posizione oggi conosciamo Marco Franceschetti, ex giocatore professionista di Sampdoria, Verona e Fiorentina, solo per citare le formazioni di maggiore prestigio delle quali ha vestito la casacca, che seguendo la propria passione, ha preso la decisione non facile di compiere il percorso inverso e di avviare una scuola calcio, la France Sport di Maccagno, che dal 2005 rappresenta un punto di riferimento per tutti i ragazzi dell’Alto Verbano.

Lei ha lasciato il mondo del calcio professionistico per fondare una propria scuola calcio, com’è maturata la sua decisione?
“Una serie di situazioni mi ha portato a prendere questa decisione e cominciare un percorso totalmente diverso al quello al quale mi stavo preparando. Dopo aver ottenuto il patentino di prima categoria per poter allenare nei professionisti, stavo frequentando il successivo corso di Coverciano,l’UefaPro, e questo mi aveva portato alla scelta di prendermi un anno sabbatico dai miei incarichi nel mondo del calcio professionistico. Nella stagione 2003-2004 avevo fatto l’allenatore in seconda a Gregucci nel Venezia. Avendo del tempo a disposizione, la frequenza del corso non richiede la presenza continuativa, ma solo per alcune settimane e un mese finale nel quale sostenere anche le prove di fine corso, ho cominciato ad allenare un gruppo di ragazzini di 13 anni e mi sono ritrovato, senza volerlo, a fare una cosa che, ho scoperto, mi piaceva tantissimo. A questa scoperta ho aggiunto che, dopo una vita come calciatore professionista, non volevo più fare il girovago, e l’allenatore professionista deve  essere disposto a spostarsi. Inoltre, nella mia esperienza come secondo allenatore ho compreso che, per carattere, preferivo fare qualcosa in prima persona, anche lontano da alcune situazioni le cui logiche non fanno per me. Insomma, tutti questi fattori e abbinati alla mia situazione familiare mi hanno portato a maturare la scelta di fondare la France Sport, una scuola calcio che per me rappresenta anche una scelta di vita”.

Quali aspetti della sua scelta l’appagano maggiormente?
“Mi appaga lavorare con i giovani. Stare con loro ti permette di rimanere al passo con i tempi e, soprattutto, ti permette di incidere nella loro formazione calcistica, cosa molto ridotta nel professionismo, e di aiutarli nel loro percorso di crescita personale. La spontaneità dei giovani, stare con loro sul campo sono per me fonte di arricchimento personale”.

Calcio professionista e calcio dilettante quali le differenze più importanti?
“La differenza è nelle maggiori opportunità che il mondo professionista dà ai ragazzi grazie alla disponibilità economica che permette di poter scegliere e avvalersi delle persone competenti e giuste. Nella mia esperienza di calciatore ho avuto questa fortuna e questo mi ha aiutato nel formarmi e permettermi di fare il mio percorso nel professionismo. Nel calcio dilettante c’è la difficoltà a trovare le persone preparate calcisticamente, ma soprattutto che abbiano a cuore il miglioramento dei ragazzi. Spesso ci si affida al volontariato e questo, pur apprezzando chi dà la propria disponibilità, non sempre è un bene. Tale limite del calcio dilettante, per quello che è la mia esperienza, è anche frutto di scelte, perché i soldi si riescono anche a trovare per elevare la proposta solo che, in molti casi, si preferisce impiegarli per le prime squadre. Sovente sono i ragazzi che si devono adeguare alle situazioni”.

Quali difficoltà ha trovato nel catapultarsi nel contesto del calcio dilettante?
“Non nascondo che inizialmente ho fatto un po’ di fatica ad adattarmi alla realtà e alla mentalità del calcio dilettante. Ho trovato anche invidia e ostilità nei miei confronti e rispetto alla mia iniziativa, anche se io ho sempre mantenuto un basso profilo. Fortunatamente ho anche incontrato persone interessate che hanno cercato di capire e voluto apprendere da me e da quello che stavo facendo. Oggi, a distanza di dodici anni, se guardo quanto ho realizzato, posso dire che è stato fatto un buon lavoro e avviato un percorso positivo”.

Quali proposte si sente di avanzare per apportare dei miglioramenti al movimento calcistico dilettante?
“A mio avviso la Federazione dovrebbe dare più importanza al livello dilettantistico che rappresenta la base sulla quale appoggia tuttoil movimento, in particolare ai settori giovanili che sono la prospettiva. Per essere concreti ritengo che si potrebbero inserire delle forme di finanziamento, vincolandone l’utilizzo a opere e interventi nei settori giovanili. Ci vogliono incentivi concreti, che possano servire anche per le esigenze più basilari, che possano permettere di comprare le attrezzature necessarie, l’abbigliamento o quanto altro possa dare un sostegno alle società sportive”.

Marco Gasparotto
(foto dal canale Youtube Samp TV)