Un inizio da stagione da tre vittore in otto partite di campionato, non in linea con l’impresa della scorsa stagione ma comunque una buona base per una salvezza tranquilla. Poi le fatiche di coppa (un successo nei primi sei incontri), la cessione di Justin Edwards – fino a quel momento stella della squadra – e la necessità di trovare un nuovo leader. Con queste premesse era incominciata l’avventura siciliana di Eric Maynor, chiamato a guidare Capo d’Orlando ad un’altra stagione sorprendente.

E pensare che l’inizio era stato anche promettente: Maynor aveva esordito con 17 punti (5/8 da tre) e 7 assist in una vittoria interna su Trento che aveva illuso i tifosi orlandini di aver fatto bingo con il playmaker ex-Varese. Niente di più sbagliato: da Trento in poi Capo d’Orlando ha vinto una sola volta in campionato (in dodici partite) e una – con Maynor a riposo – in coppa (in otto incontri). Quella fu l’ultima settimana felice in casa Orlandina: vittoria la martedì su Gaziantep e vittoria alla domenica su Brindisi (il 17 dicembre). Poi più nulla.

Maynor ha probabilmente pagato il doppio impegno, esattamente come fece l’anno scorso a Varese: solo con l’uscita dalla coppa riuscì a tornare il giocatore che Masnago conosceva. A Capo d’Orlando, invece, neanche l’eliminazione dalla Champions League ha permesso al giocatore di trovare la forma migliore. Va anche segnalato che Capo ha cambiato tantissimo in questi mesi, rendendo dunque difficile la ricerca di un assetto stabile, e che nel roster siciliano manca il prototipo del lungo atletico con cui Maynor si trova a meraviglia.

Gli alibi, però, valgono poco o nulla quando la squadra scivola fino al fondo della classifica: con la sconfitta maturata a Pesaro, l’Orlandina è stata raggiunta proprio dai marchigiani e ora rischia concretamente di perdere la Serie A. All’Adriatic Arena il playmaker ha avuto un impatto deficitario (6 punti con 2/11 dal campo e solo 3 assist), fallendo oltretutto il tiro della vittoria a fine quarto quarto e la tripla del pareggio sulla sirena del supplementare.

Maynor era già sul banco degli imputati per la difficile stagione dell’Orlandina e, dopo la trasferta di Pesaro, le sue quotazioni sono ulteriormente calate. Il gradimento da parte dei tifosi, inoltre, non è mai stato particolarmente elevato. In dodici partite di campionato, Maynor ha messo assieme 8.9 punti e 5.5 assist di media con 2.7 palle perse, il 41.5% da due e il 32.2% da tre. Troppo poco per il leader designato della squadra. Lecito, dunque, che Capo d’Orlando provi ad intervenire proprio lì per tentare di salvare la stagione: stando alle ultime voci di mercato, il playmaker avrebbe già trovato l’accordo con una squadra israeliana per quando verrà ufficializzato l’ormai inevitabile divorzio dalla Betaland.

Non se la passa particolarmente bene neanche Dominique Johnson, che veste la maglia dei campioni d’Italia della Reyer Venezia: per lui fino ad ora una stagione da 11.6 punti a partita con il 43.4% da due e il 37.9% dall’arco in campionato; in Champions, da cui Venezia è già stata eliminata, ha fatto ancora meno (10.4 punti con il 42.6% da due e il 32.9% da tre). Nelle ultime due giornate di campionato De Raffaele gli ha preferito Michael Jenkins e l’arrivo in orogranata di Sosa potrebbe relegare Johnson ancora di più ai margini.

Filippo Antonelli