Lo sport a livello dilettante e amatoriale ha nella passione il proprio tratto caratterizzante. Passione che, accompagnata all’impegno e alla serietà, permette di continuare ad animare il  panorama dell’associazioni sportivo. Oggi conosciamo uno dei protagonisti di questo mondo, Carlo Bigi,  persona che ha legato la sua esperienza a quella del Casbeno.

Cominciamo dagli inizi, com’è entrato nel mondo del calcio?
“Sono un appassionato di sport, di tutti gli sport, anche se non sono mai stato un praticante a livello agonistico.La mia esperienza come dirigente sportivo è cominciata come papà che seguiva il proprio figlio, Manuel, che, allora giocava nell’Ars Varese. A me piace organizzare e sono stato subito coinvolto. Quando mio figlio è andato a giocare al Casbeno, dopo una stagione ho preso il posto del dimissionario Roberto Ermoli,storico fondatore, e da quel momento,sono passati quindici anni, insieme al presidente, Abele Tamborini, mi sono speso all’interno di questa società sportiva”.

In tutto questo arco di tempo, quali sono le soddisfazioni che ricorda con maggiore piacere?
“Alcune squadre formate da ragazzi affiatati tra di loro e in sintonia con l’ambiente  le ricordo con molto piacere. Quando c’è armonia nella squadra e nell’ambiente societario per chi ricopre un ruolo dirigenziale è una soddisfazione. Devo dire, con una certa amarezza, che il tratto genuino e umile da parte dei ragazzi oggi è più difficile da riscontrare”.

Cosa ha rappresentato per lei e per il Casbeno la stagione 2017-2018?
“Inizialmente il raggiungimento di un traguardo storico, con la partecipazione al campionato di Prima Categoria. Nel decidere di accettare la possibilità di disputare il campionato di Prima Categoria ha prevalso l’entusiasmo a un più sano realismo che, in seguito, ha messo in evidenza alcune mancanze organizzative e gestionali della nostra società. La nostra impostazione paternalistica e familiare non è bastata per poter reggere il confronto con questa categoria”.

Com’è maturata la decisione di ritirare la squadra in dicembre?
“Eravamo arrivati a una situazione ambientale per la quale non si poteva più andare avanti. Non è stata una decisione facile da prendere e da accettare anche con se stessi. Non mi era mai capitato di dover abbandonare un campionato, di non portare a termine un impegno preso. Ci tengo a specificare che la tempistica della decisione presa ha voluto tutelare i tesserati e dare loro la possibilità di andare a giocare in altre squadre mettendosi nel mercato dicembrino degli svincolati”.

Quali riscontri ha avuto dalla vostra decisione?
“Alcuni ci hanno dato mostrato vicinanza e detto che eravamo stati troppo buoni, che avremmo potuto andare avanti, altri, altre società, ci hanno criticato aspramente accusandoci di aver falsato il campionato e venendo anche a fare rimostranze di tipo economico per il mancato introito di una parte degli incassi previsto dalle trasferte”.

Come sono stati questi mesi passati fuori dalla mischia?
“Inizialmente ho passato un periodo senza riuscire a vedere più una partita di calcio, neanche in televisione, volevo prendermi un anno sabbatico, ma la passione è tanta e stare fuori non è bello”.

Quali sono i suoi progetti futuri in ambito sportivo?
“Io insieme ad altri dirigenti del Casbeno stiamo valutando la possibilità di ripartire sulla base di un gruppo di ragazzi che abbiano voglia di emergere e vivere il gioco del calcio come un divertimento, da affrontare con umiltà e serietà. L’esperienza vissuta in questa ultima stagione, nella sua durezza, è stata importante per darci la consapevolezza dell’importanza della presenza di alcuni elementi in termini di persone e strutture sulle quali stiamo improntando il nostro progetto futuro”.

Marco Gasparotto