C’è una fetta di Italia che ai Mondiali 2018 ci va eccome e anzi ci approda di diritto come vincente degli Europei di Cipro di un anno fa; è l’Italia del “nord”, quella della regione padana, che ha una sua nazionale della quale fanno parte diversi calciatori del nostro territorio. Tra tutti c’è il biancorosso Roberto Rudi, nato a Tradate nel 1987, che, dopo anni di militanza nella nazionale biancoverde, ci racconta un po’ lo spirito di queste manifestazioni.

Si tratta di un vero e proprio Mondiale (quello Conifa, ovvero confederazione delle nazioni non riconosciute) con rivalità accese e alto spirito nazionalista che anima alcune partecipanti. “Se per il nostro paese la Nazionale Padana è più un gioco e divide un po’ l’opinione tra chi è incuriosito e chi storce il naso, la maggior parte delle altre squadre rappresentano veramente popoli che si sentono nazioni e non sono riconosciuti tali – spiega il difensore -. Queste squadre incarnano delle vere e proprie lotte, se non guerre, di indipendenza e hanno un tifo vero – racconta Rudi -. Alla finale dell’Europeo di tre anni fa hanno assistito 10mila persone, non quattro gatti. Il nostro spirito di appartenenza è nullo rispetto a quello di alcuni avversari. Noi la viviamo lo stesso al cento per cento, si cerca di fare il massimo, non andiamo certo in vacanza, ma per noi comporta meno prestigio”.

La Nazionale Padana nasce in effetti più come una necessità per far numero: “La politica non c’entra nulla – commenta Rudi -. Semplicemente all’inizio non c’erano tante squadre partecipanti , ma adesso il numero sta aumentando. Al mondo ci sono più di 50 nazioni non riconosciute e si stanno organizzando anche calcisticamente. Al Mondiale saranno 16 partecipanti”.

Le convocazioni confermano le parole di Rudi. Dopo la vittoria di Cipro 2017, competizione alla quale partecipò anche l’ex Varese Carmine Marrazzo, campano doc, la squadra è stata quasi in toto confermata. Le novità sono il capitano della Caronnese Federico Corno e l’ex Varesina e Caronnese Stefano Baldan. C’è poi la new entry Stankevicius ex Brescia, Lazio e Sampdoria in forza alla Virtus Bergamo. Presenza fissa l’attaccante albanese Pllumbaj: a differenza delle altre nazioni, i convocati della Padania, anche per ribadire che il discorso politico ne resta fuori, non sono scelti in base alle origini che hanno, conta invece dove risiedono e se giocano nel territorio padano.

Rudi e compagni arriveranno domani in Inghilterra ed esordiranno il 31 maggio alle 15 con il Matabeleland nel quartiere londinese di Haringey allo stadio Coles Park.

11  pro sesto-varese rudiCon il difensore è ovvimante obbligatorio scambiare due parole sulla terribile stagione del Varese. “Personalmente è la peggiore che ha vissuto sia dal punto di vista dei risultati sia per tutto il resto a livello generale. Le difficoltà economiche, societarie e di organizzazione sono state evidenti, ma non è il caso di cercare alibi. La retrocessione avventura sul campo non può avere giustificazioni. Ci siamo sempre impegnati al massimo, ma evidentemente non è bastato”.

Si è chiesto troppo ad un gruppo troppo giovane? “Un gruppo con meno esperienza è più fragile nel senso che è più soggetto a condizionamenti esterni, ma adesso sarebbe troppo facile dare la colpa a 20 ragazzi”.

L’esonero di Tresoldi è maturato nello spogliatoio? “Assolutamente no e ha spiazzato un po’ tutti. La squadra non ha influito sulla decisione di cambiare, anche perché eventualmente lo avremmo chiesto prima e non a due giorni dalla partita. So che l’ipotesi di tentare il tutto e per tutto c’era prima dell’ultima partita con la Varesina, ma non è stata presa in considerazione per non creare ulteriore scompiglio. Invece anche noi siamo stati spiazzati; senza dimenticare l’anticipo della partita di una settimana che non mi è sembrato una genialata”.

Se il Varese riuscisse a sopravvivere e ti volesse confermare? “Io sono venuto qui con aspettative importanti, è la squadra della mia città e la tengo sempre in considerazione. Sinceramente mi auguro di poter fare la scelta perché vorrebbe dire che la società esisterebbe ancora”.

Elisa Cascioli