Scegliere di cambiare vita a 29 anni, di rimettersi in gioco e, in breve, brevissimo tempo, farsi apprezzare da tutti per il tuo impegno e la tua serietà. Questa, in estrema sintesi, la stagione di Nicola Natali in maglia biancorossa. Una stagione che ha portato di diritto il giocatore toscano nel cuore degli appassionati varesini. Andiamo a fare due chiacchiere con lui in questa estate che fatica a esser calda.
Una prima stagione in A in cui ti affacciavi a questo palcoscenico con qualche punto interrogativo. Hai risposto coi fatti dimostrando col lavoro quotidiano che ti meriti questo livello.
“Tra i molti dubbiosi c’ero anche io l’estate scorsa. Non potevo esimermi dal rifiutare una offerta del genere, però, a 29 anni non mi era mai capitato prima di provare a giocare in serie A. Anche dei miei amici nonchè compagni avevano provato il salto, ma eran poi tornati indietro vuoi per i tanti stranieri, vuoi per altri motivi. Ho accettato con la consapevolezza che magari a metà stagione mi sarebbe potuto capitare di tornare in A2 o di sapere di non venir confermato il prossimo anno, ma col dovere di provarci a confrontarmi con questo livello. Alla fine, invece, è andata bene e ho avuto la fortuna di scendere in campo, di poter aiutare la squadra e dare il mio contributo col coach che mi ha sempre dato fiducia e spazio. Oggi sono strafelice e adesso mi ritrovo a fine anno che non vedo l’ora che inizi la nuova stagione”.
Abbiamo visto praticamente sempre tuo padre Gino al palazzetto. E’ il tuo primo tifoso o il tuo critico numero uno?
“Lui è molto critico ed esigente in maniera costruttiva. E’ il mio primo tifoso e vi confesso che in questa annata è diventato anche un ultras di Varese, però, fa sempre dei complimenti non da padre, ma da dirigente. Mi sprona sempre perchè vuole che io dia sempre il massimo sul parquet”.
Una cosa che ti è piaciuta del Natali giocatore visto quest’anno e una cosa in cui vorresti migliorare?
“Certamente mi è piaciuto il fatto di riuscire a farmi trovare pronto anche magari entrando nel terzo periodo senza aver mai messo piede in campo prima. A freddo spesso risulta difficile entrare nel ritmo partita, mentre in certe occasioni sono riuscito a dare il massimo. Da migliorare? Direi un pò tutto: sono un giocatore che deve migliorare sul palleggio, sul passaggio, sulle letture, posso fare di più in difesa, posso buttarmi di più a rimbalzo…Una cosa in particolare non mi viene anche se va detto che in generale sono sempre stato un giocatore che ho fatto fatica a giocare  in uno contro uno. Devo migliorare tanto quest’aspetto”.
Si è sempre parlato di scarsa programmazione del nostro basket, invece Varese manda un bel segnale alla prossima stagione: la conferma dello zoccolo duro italiana con Ferrero, Tambone e te stesso, la conferma biennale di Cain e la probabile permanenza di Avramovic.
“Credo molto in queste cose e ritengo siano queste le cose che fanno la differenza. Arrivo da una società di A2 come Casale Monferrato che faceva dei progetti a medio lungo termine il suo punto di forza e ho avuto la fortuna di arrivare in un’altra società molto ben organizzata. Coach Caja e Coldebella sono uniti per costruire e progettare la squadra, confermare un nucleo significa sapere di ripartire da un gruppo di amici e anche con tutte le conoscenze tecniche che il coach ti richiede e va specificato che non sono concetti facili da assimilare e acquisire. Questo è un grosso punto di partenza”.
Hai citato Casale: li hai seguiti durante questi playoffs in A2?
“Assolutamente sì, sono rimasto in contatto con giocatori e società. Sono anche andato a Casale a vedere qualche partita. Il loro percorso in questi playoff non mi ha assolutamente sorpreso perchè stanno continuando quello che abbiamo fatto negli anni passati ovvero gioco di squadra, difesa intensa e organizzazione e hanno raccolto i frutti di questo lavoro”.

Matteo Gallo