Zero grana, tante grane. Che non ci sia più pace per il calcio italiano, che il sistema non regga più e che sia oramai sull’orlo del collasso è un dato di fatto. Non ci sono soldi e di conseguenza non c’è chi paga regolare, aumentano i bilanci fittizzi, i trucchi contabili e diverse realtà si ritrovano sull’orlo del fallimento o anche sotto inchiesta per delle irregolarità nei conti.
E’ certificato il lievitare di violazioni amministrative (stipendi non pagati, contributi non versati, rimborsi in D solo promessi) e il record, al termine di questa stagione, di penalizzazioni, squalifiche e sanzioni alle società in difficoltà.

Come sempre, a cavallo tra la fine della vecchia e l’inizio della nuova stagione, ci ritroviamo a fare i conti con morti e  feriti, con chi rinuncerà ad iscriversi al campionato, con chi lo farà in ritardo prendendo punti di penalità, con chi ripartirà da zero (da più in basso) e di conseguenza con chi spera di approfittarne attraverso i ripescaggi.

Domani, 30 giugno, è il termine per presentare la domanda di iscrizione dei club professionisti (la Pro Patria, tornata in Serie C, c’è!) e di società con problemi di solvibilità ce ne sono parecchie. In Lega Pro la situazione è allarmante (Reggiana, Mestre e Pro Piacenza stanno rinunciando, Juve Stabia, Matera, Fano e Trapani sono in estrema difficoltà, senza dimenticare il caso del Vicenza, che in sostanza si è fuso col Bassano liberando di fatto già un posto) e nemmeno in Serie B va meglio: è noto il caso del Cesena che ha falsificato i bilanci e sta fallendo (potrebbe rinascere e ripartire dalla D); grossi problemi finanziari anche per il Bari, guai giudiziari e inchieste in corso sul Palermo e sul Foggia.

Tira un’aria brutta e all’orizzonte non si scorgono soluzioni. L’inserimento in Serie C delle squadre B delle formazioni di Serie A? Un progetto importante il cui lancio immediato però sembra improbabile. Diminuzione delle partecipanti ai campionati? Non se ne parla. E intanto tra un anno affronteremo lo stesso argomento con altre protagoniste.

Elisa Cascioli