Inevitabilmente la vita ci pone di fronte a delle scelte, un’imperdibile offerta di indirizzarla verso l’orizzonte che vogliamo ed intendiamo giusto per noi. Non esistono scienze esatte in quei momenti, il razionale aiuterà più tardi ad elaborare la decisione presa, solo dopo che l’irrazionale ci avrà indicato la via. E pur quanto possa costare fatica separarsi da una passione, la coscienza di aver seguito i sentimenti ci darà la spinta necessaria per compiere il passo decisivo.

Tirava vento quel giorno a Rotterdam, e per due pesi leggeri come loro, le più esili di tutte, non era un particolare trascurabile. Finale del doppio dei mondiali junior 2016, Nicoletta Bartalesi, giovane talento della Canottieri Varese è pronta a scendere in acqua. Lo start non è proprio dei migliori: azzurre ultime agli ultimi 750m. Sugli spalti la mamma di Nicoletta si siede, ormai certa di un finale annunciato. Le toccherà rialzarsi, perché è proprio in quegli ultimi metri che succede qualcosa di grandioso. L’imbarcazione tricolore cambia marcia, un colpo dopo l’altro guadagna il terzo posto. Ad un soffio di vento durato due soli secondi dall’oro mondiale.

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SCELTE – E’ un bronzo sorprendente, è il punto più alto dell’ancor giovane carriera di Nicoletta Bartalesi che ha fatto risplendere il suo talento nei cieli del canottaggio mondiale. In molti sembrano essersene accorti, ma poi improvvisamente accade ciò che cambia le carte in tavola.  “L’anno scorso stavo concorrendo per un posto come titolare con il quattro di coppia pl e hanno scelto un altro equipaggio. È stato un momento difficile perché la stagione era andata bene e mi aspettavo di più”. Scatta nella sua testa un meccanismo inarrestabile.Ho iniziato a riflettere e mi sono resa conto che il canottaggio per me era una passione, non una professione. Se negli junior ci si diverte, negli under 23 inizi a prendere le tue responsabilità e ci sono delle scelte da fare. Io non me la sono sentita di continuare, mi sono resa conto che conciliare sport e studio sarebbe stato difficile. Avrei fatto due cose non puntando al massimo su entrambe”.

TUTTO PER CASO – In fondo non il primo cambiamento della sua vita. Alcuni anni prima tra le mani della talentuosa canottiera varesina non c’erano dei remi, ma una palla arancione a spicchi. Da piccola giocavo a pallacanestro, ero bravina e volevo continuare perché mi piaceva – racconta Nicoletta –. L’ultimo anno delle elementari però ho provato a remare su un simulatore ed ho vinto una settimana di prova di canottaggio. Ho scoperto una dimensione totalmente diversa che mi permetteva di stare all’aperto, a contatto con la natura e di visitare molti luoghi bellissimi come i laghi della nostra provincia, uno sport singolo e di squadra allo stesso tempo”.

IL SOGNO AMERICANO – Nel 2017 però la delusione per il mondiale è tanta. Nicoletta vince una borsa di studio per la Florida. E’ l’occasione, in una realtà dove sport e istruzione si danno del tu, di per concedere un’ultima occasione al proprio cuore e ritrovare lo stimolo per andare avanti nello sport. “Mi sono resa conto ancor di più che non era quello che volevo fare. Gli allenamenti cominciavano a pesarmi sempre di più e quando sono tornata a casa ho deciso di cambiare”.

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Peccato, potreste pensare. Il talento di certo a Nicoletta non mancava per sfondare nel panorama mondiale del canottaggio professionistico, ma non era il suo futuro. Non era ciò che voleva e ha scelto di essere.

NUOVI OBIETTIVI – “Ogni tanto mi chiedo come sarebbe andata se avessi continuato. È stato difficile metter un punto al canottaggio lo ammetto. L’arrivo dell’università mi ha aiutato a prendere coraggio”. Oggi Nicoletta è una studentessa e si prepara ad affrontare il secondo anno del corso di Linguaggi dei media alla Cattolica di Milano, perché nella vita vorrebbe occuparsi della sezione digital di aziende oppure entrare a far parte delle ONLUS. E sul suo futuro insomma sembra avere le idee ben chiare.Non ho mai avuto il tempo materiale per fare volontariato e vorrei provarci. Vorrei investire il mio tempo in questi progetti”.

Siccome nulla si dimentica, non è materialmente possibile cancellare dal cuore alcun capitolo della nostra esistenza, “non me la sono mai sentita di chiudere del tutto con il canottaggio. Non è la mia vita, ma ne è sicuramente parte integrante. Mi manca molto e non nego che qualche volta mi è passato per la testa di tornare a gareggiare, ma non è quello voglio nella vita. I miei ricordi saranno sempre legati alle gare, agli allenamenti alle mie amiche che tra l’altro sento praticamente sempre. Il canottaggio mi ha insegnato tanto, ma quello che mi porto dietro di importante sono le persone che ho conosciuto e sarebbe molto bello poter trasmettere un giorno la mia passione agli altri”. Magari come allenatrice?

Alessio Colombo