L’ultimo tassello in ordine di tempo che ha sancito il legame tra il Milan e Varese è stata la scelta del club rossonero di portare la sua Primavera allo stadio “Franco Ossola” che è il nuovo terreno casalingo dei baby allenati dal varesino Alessandro Lupi. Il Milan, la Città Giardino e la sua provincia hanno in comune molto di più.

Il calcio italiano è ultimamente in declino. I grandi anni ’80 e ’90 sono ormai lontanissimi e la Serie A è passata ad essere un campionato molto meno attraente rispetto a quanto fosse in quelle decadi. Tra i principali fattori vediamo la mancanza di stadi di proprietà; in secondo piano c’è invece il mancato investimento nei brand e nella sostenibilità della società calcistica come tale. In questo ambito, l’esempio del Milan è uno dei più indicativi: la squadra italiana con più titoli di Champions League in bacheca è adesso proprietà di un fondo di investimento, la holding statunitense Elliott, e ha perso molto del suo fascino del quale poteva vantarsi fino a poco tempo fa. Ora che non lotta più per lo Scudetto, il Milan è la brutta copia di quello che ha fatto sognare i suoi tifosi dalla seconda metà degli anni ’80 fino all’ultima Champions League vinta nel 2007. E in questo grande Milan la componente varesina era molto importante.

Milanello, la casa dei rossoneri

raduno-milan-milanello-carnago-684685La storica casa del Milan, il centro sportivo chiamato Milanello, è sito nella località varese di Carnago, nella strada che gli ha dato il nome. Inaugurato dal presidente del Milan Andrea Rizzoli nel lontano 1963, è stato la base dei tanti successi della società rossonera. In questa superficie di 160.000 m² si sono fabbricati dalla radice i trionfi del Milan, una squadra che ha dominato il calcio europeo per vent’anni e che adesso cerca il rilancio. A pochi km da Milano, in una cornice di pace assoluta, questo campo di allenamento ha ospitato calciatori di livello assoluto, iniziando da Gianni Rivera fino a Zlatan Ibrahimovic, passando per Marco Van Basten e Andriy Shevchenko, solo per citarne alcuni. Anche la primera del Milan, che ha dato alla prima squadra calciatori di livello assoluto come Paolo Maldini, oggi di nuovo nell’organigramma societario, si allena li ogni giorno, nella speranza di creare fondamenta solide tra la prima squadra e i più giovani. Questa grande struttura, una delle più antiche in Italia, è stata il segreto della grande potenza del Milan, che sebbene oggi sia stato in parte ridimensionato, continua ad essere un club di successo e di grande spessore, come dimostra l’acquisto di un centravanti di livello mondiale come Gonzalo Higuain. E proprio l’acquisto dell’argentino rende il Milan una delle squadre favorite alla vittoria dell’Europa League, come ben indica la quota di 17 sui rossoneri campioni di questa manifestazione secondo le scommesse sportive il 15 settembre.

Ma Varese per il Milan non è soltanto Milanello. In passato due grandi rossoneri hanno vissuto nella provincia a nord di Milano

Rui Costa, genio assoluto

Il primo è stato Manuel Rui Costa, fantasista portoghese proveniente dalla Fiorentina che aveva debuttato in rossonero nell’estate del 2001 contro il Varese Calcio, la squadra più importante della provincia. Il destino volle che la villa che veniva fittata dall’allora numero 10 del Milan fosse proprio nel varesino, un luogo tranquillo dove poteva stare tranquillo con la sua famiglia e, soprattutto, molto vicino a Milanello, dove preparava insieme ai suoi compagni le partite di campionato e di Champions League. Proprio la Champions League fu il trofeo più importante vinto da Rui Costa con il Milan, in quell’agonica finale di Manchester contro la Juventus finita con un trionfo ai rigori.

Giocatore dal tasso tecnico elevatissimo e dalle movenze molto eleganti, proveniente dalla prestigiosa scuola calcio del Benfica, Rui Costa era stato voluto al Milan dall’allenatore turco Fatih Terim, che lo mise subito al centro del suo progetto. In seguito, l’arrivo di Carlo Ancelotti sulla panchina rossonera diede ancora più protagonismo al portoghese, che si sarebbe imposto nel ruolo di trequartista anche dopo l’arrivo di un fenomeno come Rivaldo, il gran colpo del mercato estivo del 2002. Poco avvezzo al goal ma in grado di far girare la squadra alla grande, Rui Costa fu il trequartista di quel Milan che vinse lo Scudetto nel 2003-04, per poi fare lentamente spazio a Kaká, che arrivato in sordina prima iniziò ad affiancarlo nel famoso modulo ad albero di Natale tanto caro ad Ancelotti, e poi si prese il suo posto.

Jaap Stam, la roccia olandese

In quegli stessi anni anche un altro straniero approfittò dell’ospitalità dei territori del varesino. Stiamo parlando di Japp Stam, arrivato in rossonero nel 2004 dopo aver fatto molto bene alla Lazio. Il difensore olandese, famoso per la sua rudezza, ma anche per la sua abilità in marcatura, era il tipico calciatore roccioso, ma rapido che poteva giocare sia come centrale sia come terzino destro. In effetti, per la sua grande stazza, Stam spiccava per la velocità con la quale riusciva a correre senza palla, diventando così difficilmente superabile per molti attaccanti che non sapevano come tenergli testa negli uno contro uno. Anch’egli affittuario di una villa in zona, era uno dei primi ad arrivare e degli ultimi a partire in quel di Milanello, dimostrando una professionalità esemplare e un grande attaccamento alla maglia. Seppur protagonista sfortunato della notte di Istanbul, quando il Milan perse la Champions League subendo una rimonta storica contro il Liverpool, il difensore olandese lasciò un ottimo ricordo al Milan, soprattutto tra i tifosi, che ne riconobbero sempre l’alto rendimento in campo.

In definitiva, Varese e provincia sono stati molto importanti nello sviluppo della storia recente del Milan, e di conseguenza, nei trionfi della squadra rossonera.

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