L’addio di Claudio Coldebella in estate è stato un autentico fulmine a ciel sereno, ma la Pallacanestro Varese non si è fatta trovare impreparata e Toto Bulgheroni ha immediatamente individuato il sostituto: il 29 giugno Andrea Conti, che da giocatore ha vestito anche la maglia biancorossa e che da dirigente è stato per cinque stagioni direttore generale della Vanoli Cremona, ha preso il posto di general manager in Piazza Monte Grappa.

Una chiamata a sorpresa a pianificazione già iniziata. È stato difficile inserirsi in corsa?
«Sicuramente non me l’aspettavo: stavo regolarmente programmando la nuova stagione di Cremona, ma quando è arrivata la chiamata di Bulgheroni non potevo dire di no. È stato abbastanza difficile entrare in punta di piedi in un contesto che non conoscevo, anche se con Attilio ci avevo già lavorato a Cremona e per cui siamo stati da subito in sintonia. Inoltre la struttura della squadra era già delineata, per cui – più che sul piano sportivo – le complessità sono state legate all’aspetto societario perché mi sono trovato in un’organizzazione completamente diversa rispetto a quella di Cremona».

Tutti i giocatori di questa Varese hanno già giocato in Serie A. Questo facilita l’ambientamento?
«La filosofia prescelta prima del mio arrivo era di questo tipo, perciò siamo andati avanti in questo modo. Tutti i giocatori sono a conoscenza di certe dinamiche e di certi contesti, di come funziona il gioco a queste latitudini e di qual è il metro arbitrale. Secondo me aiuta la chimica di squadra perché, a parte per le due settimane di Aleksa in nazionale, abbiamo potuto allenarci da subito al completo senza bisogno di un periodo di inserimento per i nuovi. Speriamo che questo ci permetta di partire con slancio».

Un precampionato positivo sul piano dei risultati. Come hai visto la squadra?
«Vincere aiuta sempre, indipendentemente dal livello delle avversarie. Com’era ovvio che fosse, abbiamo alternato picchi positivi a picchi negativi. Mi sento però di dire che anche le prestazioni negative non sono state così tanto negative. La partita più difficile è stata di fatto la prima uscita, quando abbiamo affrontato una Milano al completo. La squadra mi sembra solida, già in sintonia con la filosofia di Caja: in difesa è molto aggressiva, in attacco serve un po’ di fluidità in più e sono convinto che arriverà col tempo».

Quale può essere l’obiettivo per questo campionato?
«Varese lotterà con le unghie e con i denti per l’ottavo posto. L’anno scorso grandi squadre sono rimaste fuori dai Playoff: era difficile immaginare ad inizio stagione che Torino, Sassari e Bologna non ci sarebbero state e, anche nelle previsioni per questo campionato, sembrano un po’ più avanti di formazioni che l’anno scorso si sono qualificate, come Varese e Cremona. Nell’arco di un campionato, però, bisogna essere bravi a star lì, a sfruttare eventuali opportunità: tutto può succedere. Servono chimica di squadra e un po’ di fortuna per farcela di nuovo».

Dopo un anno di pausa, Varese torna anche in Europa. Con quale spirito si affronta questa avventura?
«Non bisogna pensare che si debba per forza vincere la coppa o tutte le partite. Bisogna invece considerare questa esperienza come un’opportunità per la crescita del gruppo: si gioca una volta in più a settimana e le partite aiutano a conoscersi meglio e ad imparare ad affrontare determinate difficoltà che possono presentarsi in campo. Con una gara in più, inoltre, ci sarà più spazio per tutti e perciò si deve puntare alla crescita tecnica, individuale e di squadra».

Filippo Antonelli