Aljaz Struna, meglio conosciuto come Kiki, è in prestito al Varese dal Palermo. Nato in Slovenia nel 1990 ha iniziato la stagione in biancorosso con un doppio infortunio che lo ha costretto a stare lontano dal campo per tutto il girone di andata. Ha iniziato la sua carriera nelle giovanili del Capo d’Istria, poi è passato in prima squadra con la quale ha giocato per tre anni vincendo anche il campionato nel 2010. L’anno dopo è sceso in campo anche nei preliminari di Champions League contro la Dinamo Zagabria. Nel suo curriculum anche una ricca esperienza con la maglia della nazionale, Under 19 prima e Under 21 poi.
Kiki, parlaci del tuo arrivo a Varese…
«Sono arrivato qui con tanta voglia di fare. Quando mi hanno proposto il Varese ero contento perché questa squadra è stata un trampolino di lancio per tanti. Purtroppo mi sono infortunato ed è stato un inizio durissimo».
Come hai vissuto quei mesi?
«È stato un incubo. Credevo di non uscirne più. Mi sono infortunato, sono rientrato e dopo tre giorni ho subito lo stesso infortunio che mi ha costretto a due mesi di stop. Arrivato a Varese la storia si è ripetuta. Dopo quindici giorni dal mio rientro mi sono nuovamente bloccato. Adesso ho superato tutto e sono felice di questo».
Parliamo della squadra, state attraversando un periodo negativo, la vittoria manca da cinque giornate…
«Più che negativo lo definirei sfortunato. ALa Spezia, contro il Sassuolo e a Vicenza, abbiamo giocato bene, ma non siamo stati premiati dal risultato. Abbiamo commesso anche errori, ma ha pesato il fatto che non siano arrivati i gol che avremmo meritato di segnare guardando la prestazione. Contro il Novara abbiamo giocato male, ma uno scivolone può capitare».
Come definisci il pareggio di Vicenza: un buon punto o un’occasione sprecata?
«Secondo me abbiamo perso due punti, abbiamo giocato bene, meglio di altre partite, con tanti passaggi e bel gioco, ma non so perché la palla non vuole finire dentro. Il loro gol non ci ha abbattuto, abbiamo provato a reagire trovando numerose occasioni. Siamo poco concreti. Alla fine ci ha premiato un episodio, ma la sconfitta sarebbe stata del tutto ingiusta».
Il prossimo avversario è la Reggina…
«Dobbiamo vincere per forza per affrontare la pausa sereni. Vogliamo chiudere questo ciclo con un successo. Voglio che la squadra giochi come a Vicenza, ma sia più concreta. Sarà una partita difficile sia per loro che per noi».
Quali sono i tuoi obbiettivi?
«Quello personale è di continuare a giocare e recuperare a pieno la condizione fisica. Spero di non avere più problemi fisici così da aiutare la squadra»
Gol?
«Finora non è arrivato. Ogni tanto ci provo. Anche se non lo faccio l’importante è che arrivino e che vinciamo».
Il Varese è in zona playoff. Quali sono i meriti di Castori che da una parte della tifoseria è stato criticato?
«Castori è un grande allenatore, senza di lui non saremo al quinto posto. Il cammino fatto dalla squadra finora è merito del suo lavoro. Se alcuni tifosi non lo capiscono vuol dire hanno veramente a cuore la squadra. L’obbiettivo iniziale era di salvarci, quindi siamo già andati oltre alle aspettative. Purtroppo anche lui ha avuto sfortuna nell’ultimo periodo: è stato costretto ad affrontare le continue assenze che non sono dipese da lui. Non deve essere in discussione».
Proprio per le assenze ti abbiamo visto giocare in più ruoli: in mediana o come esterno di difesa. Dove ti trovi meglio?
«Secondo me esprimo meglio il mio gioco in mezzo al campo. Solo trovando la continuità posso migliorare le mie prestazione. Poi è ovvio che, a prescindere dal ruolo, ciò che conta è scendere in campo».
I playoff sono seriamente a rischio?
«Verona e Sassuolo sono più forti delle altre. Noi daremo tutto per arrivare a farli. Tutto dipende da noi».
Chiudiamo con una curiosità: il momento più bello della carriera?
«Ne ho due. Quando ho vinto il campionato a Capo d’Istria e poi quando ho firmato il contratto con il Palermo. Arrivare in Italia per me è voluto dire realizzare un sogno».
Di sognare non si smette mai, adesso ne avrai un altro…
«Vorrei arrivare in Serie A e vestire la maglia della Nazionale maggiore del mio paese. I sogni non devono essere modesti. Preferisco puntare il più in alto possibile senza accontentarmi».

Elisa Cascioli

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