Primo pareggio, ennesima controversia arbitrale. La Pro Patria torna dal Tigullio con una new entry ed un dejà-vu. Ma se l’1-1 con l’Albissola condensa (sul piano tecnico) sentimenti contrastanti, sul fronte arbitrale i dubbi lasciano spazio alle certezze.
Sorvolando su un presunto rigore nell’area ligure, la direzione di Gualtieri di Asti si polarizza in due momenti catartici. In breve, legittimo il rosso a Mastroianni. La reazione c’è (per quanto provocata da Rossini). Gesto evitabile. Oltre che censurabile. Ne avrà per un paio di giornate. Giusto il tempo di pensarci sopra. Ma prima di quell’episodio ce n’era stato un altro altrettanto (se non più) chiaro. Vale a dire il secondo giallo (omesso) a Russo. Dinamica non interpretabile ed errore evidente. Punto. Indelicato lasciare una squadra in 10 per doppia ammonizione dopo soli 24’? Nessun regolamento lo contempla. Peccato però che spesso la classe arbitrale abbia questo tipo di approccio alla questione. Ieri con i locali in inferiorità numerica, sarebbe stata tutta un’altra storia.

La domanda però, alla fine, resta sempre quella. Un punto guadagnato o due persi? Sulla scorta di quanto visto in campo, verrebbe da dire la seconda. Ma per come si erano messe le cose (onestamente) la Pro Patria avrebbe potuto anche lasciarci la ghirba. Quindi, meglio tenersi stretto il punto.
E pensare al Pontedera (domenica ore 16.30, stadio “Speroni”). Magari riflettendo sull’ennesimo vantaggio maturato nel primo tempo non capitalizzato nella ripresa. Tre reti realizzate nella prima metà gara (Olbia, Carrarese e Albissola) e un solo punto (quello di ieri). Quattro nei secondi 45’ (Pistoiese, Novara e Piacenza) e sei punti. In più, 11 dei 13 gol al passivo sono maturati dopo l’intervallo. Nello specifico, differenza reti positiva nei primi tempi (+1 con 3 fatte e 2 subite). Spiccatamente negativa nei secondi (-7 con 4 fatte e 11 subite). Un caso? Semmai lo fosse stato prima, dopo 8 giornate (chiaramente) non lo può più essere.

Per chiudere, una comunicazione di servizio. Accrediti respinti (non c’è stato nulla da fare, per poter accedere al match e raccontarvelo in diretta abbiamo dovuto pagare il biglietto ed entrare nel settore ospiti), distinte consegnate tassativamente dopo le 16. Le regole ci sono. Ognuno poi decide con quale scrupolo (o pignoleria) applicarle. Nessun problema. Ci mancherebbe. Ma c’è una cosa su cui davvero non si può più transigere. In Liguria come altrove. E cioè sul fatto che lo speaker di turno si ostini a riferirsi alla formazione biancoblu come a “il Pro Patria”. Quando da ormai quasi un secolo il genere tigrotto è rigorosamente femminile. Non solo, una volta invitato a correggersi, il microfonato avrebbe avuto anche il candore di rispondere una cosa del tipo “…quante storie…non sarà mica un problema di aggettivi”. Ecco, oggi causa allerta rossa e rischio idrogeologico le scuole a Chiavari sono chiuse. Per qualcuno (forse), non sono mai state aperte.

Giovanni Castiglioni