Vera e propria promessa del calcio africano, Idrissa Camara ha girato l’Europa, oltre che  l’Italia, per inseguire il suo sogno. Ha lasciato la sua terra, la Guinea Bissau, circa 10 anni fa, quando di anni lui ne aveva appena 15 e ha collezionato esperienze in Inghilterra, Portogallo e Belgio prima di stabilirsi nel nostro paese; qui è partito dalla Serie D, alla Correggese, ed ha toccato l’apice arrivando in B con la maglia dell’Avellino.

10 verbano-varese camaràPoi la scelta di approdare a Varese. Come mai scendere di così tante categorie?
«Mi sono fidato del mio procuratore che per me è come un padre; ho chiamato mio figlio col suo nome, Giuseppe. Ha 2 anni e mezzo, lui e mia moglie vivono nel mio paese natio. Beppe (Accardi ndr) è una figura di riferimento della mia vita; mi ha accolto a casa sua come un figlio quando non avevo nessuno. È stato tra i primi a credere nelle mie doti.  crede molto in questo progetto e mi ha convinto quasi subito del fatto che si trattava di una bella ripartenza per me. Ho scelto questa piazza anche perché conoscevo già mister Domenicali dai tempi del Visé in Belgio, e anche Berni perché ho giocato con suo figlio. Ci tengo a tornare in alto e voglio farlo con questa squadra».

Squadra della quale sei capitano…
«Ha senso esserlo quando c’è un gruppo che ti ascolta. Quando sono arrivato ero uno dei più vecchi e con più esperienza, ho trovato tanti giovani che vogliono crescere e accettano i consigli. Se quando parli lo spogliatoio non ti ascolta, allora avere la fascia non serve a niente. Io sono qui per dare il mio contributo e la cosa che più mi preme è dare l’esempio. Se corro di più allora posso dire ai miei compagni di farlo a loro volta».

In campionato ci hai messo un po’ a sbloccarti ma poi non ti sei più fermato. Dopo due doppiette è arrivato anche il gol vittoria nel derby col Legnano (in totale sono 8 in stagione)…
«Domenica è stato molto emozionante raccogliere il calore della gente. C’era un grande pubblico e abbiamo sentito l’importanza del match. Abbiamo bisogno dei nostri tifosi per arrivare in alto. Sapevo che prima o poi un gol sarebbe arrivato e l’ho aspettato senza patemi. Se segno io o i miei compagni è lo stesso, ciò che conta è il gruppo. Per andare a segno ho bisogno di conoscere i miei compagni e loro di intendere i miei movimenti: questo avviene solo con il lavoro quotidiano».

camaraNella tua carriera hai indossato anche la maglia della tua Nazionale che poi hai preferito svestire…
«È stata una delle mie più grandi soddisfazioni anche se poi ho fatto la scelta di lasciare per concentrarmi sul campionato. Adesso rivivo le emozioni attraverso le avventure del mio compagno Piqueti. Proprio con la Guinea Bissau, nel 2006, ho realizzato il gol più bello, di testa, in Coppa d’Africa contro il Kenya. Il mio paese mi manca molto e torno spesso dalla mia famiglia, a dicembre la rivedrò e non vedo l’ora. Vorrei che i miei cari mi raggiungessero, ma le questioni burocratiche non sono semplici».

Venendo al campionato, dopo l’Ardor Lazzate ci sarà lo scontro diretto in casa della Castellanzese..
«Saranno due partite impegnative, ma siamo pronti. Per noi ogni domenica è una finale e l’unica cosa che vogliamo è vincere».

Elisa Cascioli