Oggi va di moda la costi/benefici. Supercazzola dietro la quale si cela (spesso) il nulla, più raramente una reale valutazione sull’opportunità di finanziare un’opera. Una volta bastavano i conti della serva. Alla Pro Patria (e alludiamo chiaramente al mercato), le regole della casa (e della cassa) sono chiarissime. Nulla più del necessario. Cioè (ad oggi), nulla.
Incrociato per due brevi battute a margine della partitella di sabato pomeriggio, Sandro Turotti ha seminato più indizi tra le righe di quanti non ne abbia svelati attraverso le parole stesse: “Intervenire deve avere un senso tecnico e di bilancio. La nostra priorità semmai poteva essere quella di mandare qualche giovane a giocare. Non possiamo metterci sullo stesso piano di club con budget e obiettivi diversi dai nostri”. Il servito del poker. Perché la carte in mano bastano (e avanzano) per tirare sino a maggio e cambiarne alcune o sommarne altre non darebbe nessuna garanzia di un concreto miglioramento.                      

Così, mentre il Piacenza fa la spesa in B per provare a finirci anche sul campo (Terrani dal Perugia, Ferrari dal Brescia, Bachini dallo Spezia), o il Pisa si mette in rosa Pesenti e Minesso, la Pro Patria studia come ricavare più spazio a Ghioldi (soluzione già praticata da novembre in poi) e a Marcone (pratica in valutazione). Due giovani prodotti del vivaio tigrotto su cui in prospettiva monetizzare. Sia in senso strettamente economico che sul piano più ampiamente tecnico. Trovando in dispensa quello che non ci si vuole (o non ci si può) permettere di acquistare sul mercato. Una filosofia che magari non popolerà di sogni le calde notti dei tifosi biancoblu, ma che getta le fondamenta per un futuro costruito sulla programmazione. Senza neanche doversi attaccare alla costi/benefici.

Giovanni Castiglioni