Uno tzunami che investe tutto e che i maggiori danni li fa trasportando i detriti. Al momento seppelliti sotto i cumuli di macerie che la crisi economica e societaria del Varese ha provocato ci sono, oltre a creditori, anche i giocatori della prima squadra. Se bambini e ragazzi hanno trovato ospitalità, grazie al Comune e alle società vicine di casa, per potersi allenare e portare avanti i propri campionati, lo stesso discorso non si può fare per la prima squadra che, rimasta senza stadio, campo di allenamento e alloggi, ha ufficialmente cessato l’attività da una settimana esatta. Un segnale forte alla quale è stata costretta non per capriccio e che in fin dei conti non è servito a niente. Il presidente Benecchi non ha battuto ciglio e, vestendo i panni di Paolo Bonolis, ha continuato a giocare ad “Avanti un altro”: stadio chiuso? Andiamo a Viggiù. Manca la prima squadra? Chiamiamo gli Juniores. Va via Ballotta? Assegno a Merlin. E così via perché tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile.
“Assurdo e sbagliato rivolgersi alla Juniores – il pensiero di mister Domenicali -. Noi abbiamo preso una posizione drastica perché siamo stati costretti a farlo e ci aspettavamo solidarietà. Ci siamo stufati delle prese in giro, di sentirci rispondere sempre ‘Domani e dopodomani’ – aggiunge -. Ci sono state fatte promesse a Ponte Tresa così come la domenica dopo a Vigevano, ma le cose sono andate sempre peggio. Novità non ce ne sono, nessuno ci ha più cercato. Siamo sempre in contatto tra di noi e siamo sempre con la speranza che le cose possano sistemarsi e di poter tornare in campo. Ballotta? Giovedì era d’accordo con noi, poi ha cambiato idea dando fiducia per l’ennesima volta e poi abbiamo visto come è finita. Sinceramente siamo allibiti, Benecchi dovrebbe dire qualcosa in un senso o nell’altro”.
Ma che fine hanno fatto i giocatori? “Ci alleniamo ognuno in sedi separate andando in palestra e seguendo il programma di Ciro (Improta, preparatore atletico ndr)”, ci dice Simonetto che parla a nome dello spogliatoio e vuole precisare una cosa: “Non ci siamo fermati perché siamo indietro coi rimborsi spese, non è quello e la dimostrazione l’abbiamo data l’anno scorso andando comunque avanti senza percepire nulla, ma giocando per l’onore. Ci hanno tolto anche questo perché siamo rimasti senza un campo in cui allenarci e qualcuno di noi anche senza casa per via dell’affitto non pagato. Ho ospitato per qualche giorno i compagni di Palermo che poi sono per forza tornati dalle famiglie. Ci sentiamo impotenti e la cosa più triste mai successa è stata quella di vedere le foto e i video della non partita di ieri sera, punto più basso non si poteva toccare”. I giocatori del Varese non vogliono più essere complici di tutto ciò e sono pronti anche a tutelarsi legalmente. Intanto c’è chi si butta sullo studio come i più giovani, chi si dedica alla famiglia, chi vuole rimettersi in forma presto come Scapolo, chi è volato in Portogallo come Camarà e c’è anche chi “sta impazzendo a casa tutto il giorno” come ci dice Simonetto. Tutti pronti a tornare dal loro Varese che forse loro non lo è più.
Elisa Cascioli