Erano cinque amici. Ma non al bar. Erano cinque amiconi – Alessio, Antonio, Carlo, Giorgio e Paolo -, in Collegio. Lunghi pomeriggi spesi, nel corso degli anni, a scambiarsi confidenze, speranze, ambizioni e un solo grande sogno:  quello di vivere una volta normale. Eccheccevò, penseranno i più. Ce vò, ce vò. Soprattutto se, tuo malgrado, ti porti addosso l’etichetta di disabile. Soprattutto se la brusca sterzata alla loro vita i cinque indomiti decidono di imprimerla nel 1984, ovvero in tempi in cui al termine disabili, anzi allora si diceva handicappati, anzi, probabilmente minorati, si associavano solo pensieri negativi. Tanti. Solo stereotipi. Tanti. O, quando andava bene, qualche grammo di pietismo. Inutile. Così, ‘sti cinque coraggiosi, dopo aver provato una serie di discipline sportive- atletica, nuoto, ping-pong e altri ancora -, si “buttano” sulla pallacanestro, uno dei pochi sport non ancora presenti nel loro catalogo. “Con l’aiuto di Nino Cescutti – ricorda Carlo Marinello, uno dei cinque che oggi è Presidente e allenatore della Handicap Sport Varese -, ex grande giocatore della Pallacanestro Varese e allora professore di Liceo, imparammo i primi rudimenti del basket e spinti dall’entusiasmo del “Prof” partecipammo ai primi campionati e con l’aiuto di giocatori venuti da fuori – Milano, Brescia, Parma -, conquistammo due promozioni dalla B all’A2 e successivamente anche in A1 (stagione ’95-’96) partecipando anche ad una semifinale di Coppa Italia. Tempi lontani, ma fondamentali per gettare i “semi” e imparare “come si fa””.
Diverse stagioni in altalena tra serie A1 e serie B: come mai?
“Seguivamo le onde: quella economica e quelle legata, per così dire, alle risorse umane. La prima si rifà ai costi strutturali e di gestione dei campionati che nel corso degli anni si sono fatti sempre più elevati. La seconda, altrettanto importante, è legata alla difficoltà di reperire giocatori senza ricorrere al basket-mercato che, credimi, anche al nostro livello è presente e piuttosto fiorente e annovera giocatori professionisti”.
Poi, cos’è successo?
“Quattro anni senza fare attività e, qualche anno fa, la fortuna di aver trovato lungo la strada amici importanti come la Pallacanestro Varese e la famiglia Cimberio che hanno creduto in noi e in un messaggio che per noi ha un valore immenso: è l’abilità che conta, non la disabilità”.
E tu, e voi, siete stati talmente abili da aver vinto il campionato ed ora, promossi in A2, avete dato il “la” ad un’annata di successi. O no?
“Se il tuo riferimento è alla Cimberio di serie A, sono il primo a urlare “Forza Varese!” consapevole, come tutti, che la fantastica squadra allenata da coach Vitucci ha davanti a sé una bellissima opportunità. La gara di oggi pomeriggio contro Pesaro dovrebbe darci la garanzia della “pole position” e con il vantaggio casalingo sarà dura per tutti passare nell’inferno di Masnago”.

Massimo  Turconi