Argentino di nascita, da una vita è in Italia e da sempre sui campi da calcio, uno sport che appassiona gli italiani quanto gli argentini. Lui è Francisco Confeggi, classe 1986 e da poco neo allenatore in seconda dell’Olimpia in Promozione. Dalla prossima stagione, infatti, affiancherà mister Rinaldi e, di fatto, comincerà a muovere i primi passi verso un ruolo solo assaggiato prima d’ora.

Come è nata questa decisione?
“Sono molto legato a Vincenzo Rinaldi: lui stravede per me e io nutro verso di lui una stima profonda. Da qualche tempo vuole trovare una persona che lo possa aiutare e, lui dice, magari sostituire in futuro. E io sono ben contento di dargli una mano, è una proposta che mi è piaciuta subito”.

Questo vuol dire che appenderai gli scarpini al chiodo?
“No, continuerò a giocare. La prima cosa che ho detto a Rinaldi è stata che voglio continuare ad essere un calciatore. Mi sento in forma e non ho voglia di smettere”.

Quale sarà il tuo ruolo?
“Darò il mio contributo soprattutto in allenamento pianificando il lavoro e dando un aiuto nella parte tattica. Gestiremo insieme il gruppo ma l’ultima parola sulla formazione, i cambi e tutto quello che succede in partita sarà di Rinaldi”.

Hai già allenato prima in passato?
“Qualche anno fa mi è capitato di allenare una squadra delle giovanili prima della Sestese e poi del Verbano. In entrambi i casi sono state esperienze positive e ho cercato di trasmettere ai ragazzini quello che ho imparato in tutti i questi anni di calcio. L’insegnamento più importante che vorrei aver lasciato loro è quello di divertirsi sempre e di stare bene con i compagni. Io mi sono fatto un sacco di amici in questo mondo ed è un aspetto che mi piace particolarmente dello sport”.

Facendo un passo indietro, da capitano come valuti la passata stagione dell’Olimpia?
“Nel girone d’andata siamo andati abbastanza bene e siamo stati in linea con le nostre aspettative. Nel ritorno, invece, qualche incomprensione e qualche risultato negativo di troppo ci hanno fatti scivolare indietro in classifica e, una volta capito che non saremmo riusciti ad entrare nei playoff, ci sono mancate le motivazioni e abbiamo tirato un po’ i remi in barca. Vorrei che la prossima stagione questo non succedesse”.

Appunto, quali sono gli obiettivi che vi siete posti?
“Vogliamo disputare un campionato di medio-alto livello riscattandoci dall’ultima annata. Salire in Eccellenza sarà difficile e non so se sia un reale nostro traguardo, ma quello di provare a raggiungere i playoff sicuramente sì”.

Come vi state muovendo sul mercato?
“Manterremo l’ossatura della scorsa stagione senza rivoluzionare molto il gruppo. Inseriremo qualche elemento e alcuni giovani interessanti, ma quello che conterà sarà lavorare sodo, credere nelle proprie capacità e dare sempre il massimo in allenamento e in partita. Dai miei compagni vorrò questo”.

Di calcio ne hai visto e vissuto parecchio. Quali sono i tuoi ricordi più belli?
“Ne ho molti, ma due in particolare: la vittoria del campionato di Serie D con il Varese, davvero indimenticabile, e l’anno trascorso nella Primavera del Messina in cui sono stato ad un passo dal fare il salto tra i professionisti. Avevo 18 anni e, dopo il fallimento dell’allora FC Varese, da svincolato sono andato al Messina. Mi allenavo anche con la prima squadra e, se non fosse stato per un infortunio al ginocchio, probabilmente avrei debuttato tra i “grandi” e magari la mia carriera sarebbe stata diversa. Nel calcio, come nella vita, però, serve fortuna. In ogni caso, non ho rimpianti e sono contento di quello che ho fatto. Ora sono all’Olimpia, sto per intraprendere questa nuova avventura come secondo, ho un buon lavoro e una bella famiglia: sono felice”.

Laura Paganini